L’industria della carta si nutre al 50% di cogenerazione
“Puntiamo sull’efficienza e sul riciclo”, dice il presidente di Assocarta Paolo Culicchi. I dati dello studio Grif
L’industria cartaria italiana ha investito più di tutti in Europa in campo energetico, fino ad avere uno dei parchi cogenerativi più importanti, con ricadute positive per l’efficienza energetica e le performance ambientali. Ad oggi, la produzione di energia elettrica in cogenerazione è arrivata a soddisfare oltre il 50% del fabbisogno elettrico annuo del settore, pari a 6,4 miliardi di Kwh, consentendo un importante risparmio in termini di emissioni di CO2.
Il dato emerge dallo studio commissionato da Assocarta, “Il caso dell’industria cartaria: un contributo alla politica industriale”, realizzato dal Grif (gruppo ricerche industriali) Fabio Gobbo.
“Occorre dare nuovo slancio al circolo virtuoso tra politiche ambientali, imprese e territori –osserva Paolo Culicchi, presidente di Assocarta. – È l’unico modo affinché la green economy diventi una leva di sviluppo per il sistema paese. La crisi ha colpito duro l’industria cartaria, che dal 2007 a oggi ha perso più di un milione di tonnellate di produzione, passando da poco più di 10 milioni nel 2007 a meno di 9 nel 2012”. Colpa della crisi, certo, ma anche di una competizione “che non si fa più solo fra imprese – spiega Culicchi – ma anche fra sistemi paesi e regolatori. Basti ricordare, come riportato dallo studio, che i costi energetici per noi sono più elevati del 20% rispetto ai concorrenti europei”.
Anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha denunciato la complessità delle norme, comprese quelle europee, e soprattutto un costo dell’energia che in Italia è sproporzionato rispetto ad altri paesi Ue: “Sono zavorre che frenano la nostra competitività”, conferma Culicchi. Eppure, nonostante questi fardelli, il settore della carta resta dinamico e concorrenziale e raggiunge livelli di sostenibilità ambientale anche superiori alle aspettative. “Bisogna puntare sull’efficienza e sul riciclo, che non solo salvaguardano l’ambiente, ma rappresentano anche una reale opportunità di sviluppo”.