Politecnico di Milano, servono pompe di calore per il vecchio patrimonio edilizio italiano
Nel 2017 sono state vendute circa 50.000 pompe di calore, per un valore di soli 271 milioni di euro; sono invece una soluzione ideale. I dati dell'Energy&Strategy Group
Le pompe di calore appaiono come una tecnologia indispensabile per conseguire obiettivi di efficienza e ridurre gli effetti negativi dell’inquinamento nelle città: gli impianti termici degli edifici sono infatti responsabili del 50-75% delle emissioni totali di CO2 nei mesi invernali nei contesti urbani. È quanto emerge dai dati presentati dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano durante la mattinata di studio dedicata alle pompe di calore ad alta temperatura come strumento per una città a emissioni zero e per la riqualificazione del patrimonio edilizio. Il convegno era organizzato in partnership con TEON, azienda italiana che sviluppa soluzioni innovative per il riscaldamento e il raffrescamento rinnovabile degli edifici.
Nel 2017, in Italia, il mercato della climatizzazione e delle pompe di calore in ambito residenziale e terziario ha registrato vendite per un valore di 2,1 miliardi di euro e 2,075 milioni di “pezzi”: il 18% di questo mercato (circa 0,37 milioni di unità) riguarda il raffrescamento, quindi i climatizzatori portatili, quelli non reversibili e i gruppi refrigeratori di liquido a compressione. Il resto, circa 1,71 milioni di unità, per un valore di 1,43 miliardi di euro, riguarda invece il riscaldamento, ma solo il 3% sono effettivamente pompe di calore (il resto sono climatizzatori split e multisplit): circa 50mila unità vendute, per un volume d’affari di 271 milioni di euro.
Eppure, l’adozione di pompe di calore porta vantaggi estremamente interessanti dal punto di vista economico, sia che si tratti di pompe ad alta temperatura a ciclo aperto (le più redditizie) che a ciclo chiuso, in qualunque contesto abitativo vengano applicate, specialmente se in sostituzione di una caldaia tradizionale alimentata a gasolio. Il vantaggio di ciascuna soluzione dipende però dal sistema di incentivazione scelto: a parità di tipologia abitativa e di tecnologia adottata, il conto termico permette di ottenere risparmi notevolmente migliori rispetto a quelli dell’eco-bonus.
“La SEN prevede di raggiungere al 2030 un risparmio nel settore residenziale di 3,7 Mtep/anno – commenta Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano -. Considerando i circa 8 milioni di villette e i 270.000 condomini nelle zone climatica D e E, si stima che per raggiungere il 100% degli obiettivi previsti dalla SEN si dovrebbe agire su circa 1,27 milioni di villette e 64.000 condomini. La diffusione delle pompe di calore ad alta temperatura dovrebbe riguardare quindi il 23,5% degli edifici complessivi delle zone climatiche D e E, con risparmi annui per le utenze energetiche di quasi 3,8 miliardi di euro”.
“Le pompe di calore azzerano le emissioni nei centri abitati, riducono il consumo di energia primaria fossile nel bilancio ‘globale’ e abilitano lo sviluppo di fonti rinnovabili pulite anche nella generazione elettrica”, spiega Ferdinando Pozzani, AD di TEON, che ha illustrato esempi pratici e casi di successo di applicazione di questa tecnologia in diversi contesti abitativi e residenziali, dai condomini ai plessi scolastici, sempre con un abbattimento dei costi di esercizio che raggiunge il 40%. Per non parlare dei vantaggi a livello di sistema Paese, dovuti alla riduzione di importazioni di gas naturale.