Rapporto Irene – Così sono stati tagliati 28 milioni di kWh/anno di energia “sporca”
Il rinnovamento energetico sta cambiando l’edilizia, ma bisogna andare oltre il Superbonus. I dati e le proposte per farlo illustrati agli Stati Generali della Rete Irene
Su duecento interventi di riqualificazione edilizia nel triennio 2021-2023, che hanno interessato una superficie totale di 294.151 metri quadri (pari a 1131 campi da tennis), oltre il 90% ha portato a un raggiungimento delle classi energetiche più performanti, per un’efficienza energetica media ottenuta pari al 69%. È quanto emerge dal rapporto della Rete Irene (acronimo di Il rinnovamento energetico negli edifici), che ha fotografato i risultati degli interventi di riqualificazione edilizia nel triennio 2021-2023. Lo studio è stato presentato agli Stati generali del rinnovamento energetico, organizzati a Milano da Rete Irene e che ha riunito allo stesso tavolo istituzioni e operatori di settore per tratteggiare il futuro della riqualificazione edilizia.
Il salto di classe medio ottenuto dagli interventi che partivano dalla classe G è di 5,09, mentre il 53% delle operazioni ha determinato il raggiungimento di una classe di fascia A (compresa tra A1 e A4), spiega l’analisi.
Zanetti: «Incentivi a percentuali e platee mirate»
Nel percorso di transizione ecologica del Paese sarà la riqualificazione edilizia a ricoprire un ruolo sempre più determinante, si legge in una nota della Rete Irene. Per dare un impulso deciso a questa leva, tuttavia, è necessario dare nuovo slancio a un settore che, terminata l’esperienza del Superbonus, si trova ora in una fase di incertezza sul futuro. Agli Stati Generali sono emerse proposte di nuovi sistemi di incentivi, necessari per rivitalizzare la domanda e accelerare il ritmo che porta al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi fissati dalla direttiva case green.
In merito alla direttiva, Enrico Zanetti, consigliere del ministro dell’Economia, ha osservato: «Si tratta di una norma molto ambiziosa. Per questo motivo, come ha sottolineato il ministro Giorgetti, sarebbe opportuno che ci fossero anche dei fondi europei per supportare lo sviluppo omogeneo di tutti i Paesi, che hanno capacità finanziarie diverse. In Italia, dopo la misura del Superbonus, trasformata da shock a sciocca quando è stata prorogata oltre l’iniziale termine del 2021 senza adeguate limitazioni soggettive e oggettive, dobbiamo ragionare su misure più equilibrate e durature nel tempo: l’occasione è quella di rivalutare gli strumenti adoperati nel passato introducendo incentivi a percentuali variabili destinati a platee mirate».
4,8 milioni di emissioni tagliate
In questa direzione si inserisce la proposta presentata da Rete Irene assieme ad Assocond Conafi, che ruota attorno a un incentivo a intensità variabile, a partire da un’aliquota del 70%, proporzionale al numero di ambiti coinvolti e alla qualità dei risultati ottenuti. Un sistema che vuole favorire un approccio pluri-obiettivo e integrato volto a incentivare interventi di categorie diverse, e che subordina la cessione del credito alla presenza di criteri selettivi rigorosi come ulteriore strumento per stimolare gli interventi che siano realmente di interesse pubblico.
Il network di imprese Rete Irene è nato nel 2013 e, a partire dal 2020, si è costituito come società benefit. Ad oggi è composta da 19 imprese e otto partner industriali, per un volume d’affari nel triennio 2021-2023 pari a 265 milioni di euro. Con la realizzazione degli interventi del triennio 2021-2023, Irene consentirà un risparmio di 28 milioni di kWh/anno di fabbisogno energetico da fonti non rinnovabili, equivalente a emissioni di CO2 per circa 4,8 milioni di tonnellate.