Assoelettrica: nel 2013 i consumi industriali saranno ai livelli del 1994
Il presidente Chicco Testa lo ha detto nel corso di un’audizione al Senato per l’indagine conoscitiva sui prezzi dell’energia elettrica e del gas
La domanda di energia elettrica si assesterà ai valori del 2002, mentre i consumi industriali scenderanno al di sotto dei 130 TWh, un valore analogo a quello del 1994. È quanto ha sottolineato il presidente di Assoelettrica Chicco Testa nel corso di un’audizione al Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui prezzi dell’energia elettrica e del gas. Prezzi che in Italia sono superiori alla media europea e che incidono significativamente soprattutto sulle piccole e medie imprese, “che costituiscono l’asse portante del tessuto industriale italiano, unitamente alla crescente platea di consumatori domestici che risultano oggi penalizzati per aver voluto rivolgersi alle più avanzate tecnologie di efficientamento energetico”.
La composizione degli oneri di sistema - sottolinea Testa - vede un peso ormai determinante degli incentivi alle fonti rinnovabili, in particolare del fotovoltaico, giunto a sfiorare i 7 miliardi di euro annui. Il risultato è che ormai circa metà del totale della fattura elettrica, stimabile grossolanamente in circa 40 miliardi di euro annui, è dovuto ad incentivi, altri oneri accessori, costi diversi, imposte e tasse. Altra nota dolente evidenziata dall’associazione riguarda la fiscalità.
“L’onere derivante dalla maggiorazione Ires che grava sulle imprese elettriche (la cosiddetta Robin Tax) non può generare e non ha generato alcun incremento dei prezzi finali. Ma è chiaro che questa tassa contribuisce a ridurre e in certi casi ad annullare i margini delle imprese del settore, le quali devono ormai fare i conti con vere e proprie crisi aziendali, con il relativo corredo di riduzioni di personale, cassa integrazione guadagni e mobilità “. “Si tratta - prosegue l’associazione - di un arbitrario aumento della pressione fiscale riservata ad un singolo comparto, ciò che è contrario ai principi costituzionali e, soprattutto, al buon senso che dovrebbe guidare ogni politica economica di sviluppo”.
Inoltre, l’attuale fase di congiuntura economica, con le evidenti ripercussioni in termini di forte riduzione dei consumi, sta incidendo negativamente sulla redditività dell’intero settore industriale elettrico i cui impianti e siti produttivi risultano, in alcuni casi, inattivi o sottoutilizzati per prolungati periodi di tempo.