Free chiede un’inchiesta per la riapertura della centrale a carbone di Genova
Il coordinamento delle rinnovabili parla di “atto ingiustificato” a proposito del riavvio - voluto dal Mise - del vecchio impianto Enel chiuso ad agosto
La riapertura della Centrale a carbone di Enel avvenuta a Genova è un provvedimento ingiustificato e costoso. Per questo il Coordinamento Free chiede alle istituzioni competenti di avviare un'inchiesta sulla decisione del ministero dello Sviluppo economico.
“Tra il 9 e il 14 gennaio 2017, giornate lavorative di una settimana caratterizzata da freddo intenso - spiega il Coordinamento Free in una nota - la domanda massima di elettricità è oscillata tra 51.753 e 54.497 MW, contro una potenza installata netta superiore a 115.000 MW, di cui più di 20.000 MW sono di cicli combinati destinati alla sola produzione di energia elettrica. Con questa capacità disponibile, appare incredibile che, per sopperire al mancato import di energia dalla Francia, il ministero dello Sviluppo economico abbia chiesto la riapertura dell'impianto a carbone da 155 MW, localizzato dentro la città di Genova, ultimo superstite di una centrale entrata in esercizio negli anni '50 del secolo scorso.
Un impianto - prosegue la nota - che era stato definitivamente spento cinque mesi fa, il 13 agosto 2016, essendo stato inserito nella lista delle centrali di cui Enel aveva annunciato la dismissione, perché considerate non più competitive. Il Coordinamento Free aggiunge che “l'incredulità aumenta per la scelta di un impianto caratterizzato da una tecnologia molto meno flessibile dei cicli combinati, che oltre tutto è vicinissimo (80 chilometri in linea d'aria) proprio al ciclo combinato installato nella centrale di La Spezia, sempre di Enel”. Inoltre, la riattivazione per un breve periodo di un impianto fermo “introdurrà oneri aggiuntivi che ricadranno sulle spalle dei consumatori”.