I governi di Repubblica ceca e Romania in pressing su Enel per la vendita di Slovenske Elektrarne
Praga manda quasi ogni giorno segnali all'indirizzo dell'ad Francesco Starace, mentre Bucarest ha inviato direttamente a Roma il suo ministro dell'Energia, Razvan Nicolescu
Per gli asset che Enel ha messo in vendita in Slovacchia e Romania si muovono anche i governi dei paesi direttamente interessati: quello della Repubblica Ceca, che considera Slovenske Elektrarne l'ideale proseguimento del suo campione nazionale Cez, manda quasi ogni giorno segnali all'indirizzo dell'ad Francesco Starace. Ma Bucarest ha fatto anche di più, inviando direttamente a Roma il suo ministro dell'Energia, Razvan Nicolescu, per convincere la società elettrica italiana a cedere i suoi asset rumeni allo Stato, ignorando le manifestazioni d'interesse da parte di competitor del calibro di China State Grid. Il governo rumeno considera strategici gli asset della distribuzione e, soprattutto, non vuole che quelli di Enel Dobrogea finiscano in altre mani, perché sono di interesse nazionale. “Non incoraggeremo nessuno dall'esterno a presentare offerte alternative a quelle di società rumene” ha chiarito il presidente Nicolescu, forte del diritto di prelazione che i patti parasociali riconoscono all'azionista pubblico.
Quanto a Slovenske Elektrarne, vero pezzo da novanta di questa prima tornata di dismissioni, anche Cez andrà in missione esplorativa appena oltre confine, per preparare il terreno all'acquisizione del 66% messo in vendita da Enel. Il ceo di Cez, Daniel Benes, ha chiesto un incontro al ministro dell'Economia slovacco, Pavol Pavlis, per discutere del possibile acquisto. La quota del 66% di Slovenske Elektrarne in mano a Enel vale, secondo valutazioni di mercato, almeno 2,7 miliardi di euro.