Elettricità

La svalutazione del carbone vale 4 miliardi. Bene utile a 3,2 miliardi e ricavi che salgono del 3,4% così come l'Ebitda dell' 8,9%

Nei primi nove mesi Enel svaluta le centrali a carbone per un valore complessivo di 4 miliardi. L' effetto è una contrazione del risultato operativo nei 9 mesi del 43,5%, da 7,4 a 4,2 miliardi, e del risultato netto del 73%, a 813 milioni, mentre l'utile netto ordinario, sul quale vengono pagati i dividendi, cresce del 14,1% a 3,295 miliardi. I ricavi sono invece cresciuti nel periodo del 3,4%, a 57 miliardi, e l'Ebitda ha segnato una crescita dell'8,9% a 12 miliardi, spinto dal settore infrastrutture e reti in Sudamerica, soprattutto Brasile nonché, si spiega nella nota diffusa, “dall'incremento dei margini nella generazione nucleare e dalla crescita del libero mercato”.

La decisione della società elettrica di svalutare le centrali a carbone è legata soprattutto in Europa al peggioramento del prezzo delle commodity e del mercato della CO2 e, in Italia, anche per l'entrata in funzione del capacity market (la prima asta è stata appena assegnata da Terna, Enel si è aggiudicata 9.600 mila megawatt per il 2022) che nei fatti preclude agli impianti a carbone la partecipazione a questo mercato. Le centrali italiane che hanno subito un adeguamento del valore hanno una capacità di 3,3 GW su un totale a carbone in Italia per 6,2 GW.
 
“Prosegue il percorso verso la decarbonizzazione, di cui tappa fondamentale è stato l'impegno assunto da Enel lo scorso settembre di ridurre del 70% le emissioni di gas a effetto serra per kWh entro il 2030”, ha dichiarato l'ad, Francesco Starace. Il quale, commentando le prospettive per fine anno, ha rivelato che ci sono le “condizioni migliori per superare il target di Ebitda ordinario portandolo a 17,8 miliardi e per raggiungere un utile netto ordinario di 4,8 miliardi entro fine 2019”.