Tirreno Power: chiusa l’inchiesta sulla centrale di Vado Ligure, 86 indagati
Tra le ipotesi di reato avanzate dalla magistratura figurano l'omicidio colposo e il disastro ambientale per danno alla salute. La procura indaga su 427 morti definite anomale tra il 2000 e il 2007
Sono ottantasei gli indagati nell'inchiesta sulla centrale Tirreno Power, di Vado Ligure. Nei giorni scorsi la Procura della Repubblica ha depositato dopo oltre un anno di accertamenti l'avviso di conclusione delle indagini. Figurano iscritti nel registro degli indagati dirigenti di Tirreno Power, amministratori locali, ma anche funzionari di Comuni, Regione ed enti minori. Tra le ipotesi di reato avanzate dalla magistratura figurano l'omicidio colposo e il disastro ambientale per danno alla salute. Un'inchiesta che era culminata con il sequestro della centrale di Vado Ligure l'11 marzo del 2014 per presunte violazione all'Aia, l’autorizzazione ambientale. L'impianto è ancora sotto sequestro. Il gruppo Tirreno Power appartiene a Gdf-Suez (50%), Sorgenia (39%), Iren (5,5%) e Hera (5,5%).
Più di 400 morti anomale e 2mila ricoveri - La procura indaga su 427 morti definite anomale tra il 2000 e il 2007 per malattie respiratorie e cardiovascolari. Mentre, secondo perizie in mano alla procura, tra il 2005 e il 2012 sono stati oltre 2mila i ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari, che i magistrati temono dovuti alle emissioni della centrale. Nello stesso periodo sono stati 586, sempre secondo la procura, i bambini ricoverati per patologie respiratorie. Nei mesi scorsi erano finiti sotto inchiesta gli ex dirigenti Massimiliano Salvi, Pasquale D'Elia, Emilio Macci, Stefano La Malfa, Gianni Biavaschi, l'ex presidente della Regione Claudio Burlando, gli ex assessori regionali alla Salute e allo Sviluppo economico Claudio Montaldo e Renzo Guccinelli, il dirigente del settore ambiente Gabriella Minervini, i sindaci di Vado e Quiliano.
Intanto l'incontro fissato a Palazzo Chigi con la Regione Liguria, i Comuni, i sindacati e l'azienda per cercare una strada per la riapertura dell'impianto è stato rinviato al 25 giugno su richiesta della Regione. Da tempo i 250 dipendenti sono in cassa integrazione, ma il blocco della centrale coinvolge 800 persone impiegate in aziende dell'indotto.