Tirreno Power, i sindacati proclamano uno sciopero generale di otto ore contro 315 licenziamenti
L'incontro al ministero dello Sviluppo Economico ha confermato la gravità della situazione. Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil scrivono a Renzi. Sono previsti licenziamenti per il 60% del personale
Contro i licenziamenti, Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil sono sul piede di guerra. Tirreno Power, uno dei principali produttori di energia elettrica, presente in Italia con tre centrali termoelettriche (Torrevaldaliga Sud, Vado Ligure, Napoli Levante) e 17 centrali idroelettriche, ha unilateralmente aperto una procedura di licenziamenti collettivi per oltre il 60% della propria forza-lavoro (315 dipendenti su 521). Immediata la dichiarazione di sciopero generale, innanzitutto del lavoro straordinario, per tutto il mese di luglio; 8 ore per tutti i lavoratori giornalieri e 8 ore di sciopero per ogni turno consecutivo per turnisti e semiturnisti.
Lo stesso incontro dell’1 luglio scorso al ministero dello Sviluppo Economico – presenti i ministri Guidi e Galletti, il viceministro De Vincenti, il dott.Castano, i rappresentanti delle Regioni e degli Enti locali interessati – ha confermato la gravità della situazione e le ripercussioni che si aggraverebbe ulteriormente se i gruppi 3 e 4 della centrale di Vado Ligure (Savona) non venissero al più presto rimessi in funzione anche per avviare i lavori di ambientalizzazione, a partire dalla copertura del carbonile. E proprio a questo proposito il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti – nonostante qualche “se” e “ma” di troppo – ha favorevolmente accolto la richiesta urgente dei sindacati sul rilascio della nuova AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) per Vado Ligure.
Nel frattempo i sindacati hanno anche scritto al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, soprattutto perché temono che “gli errori del management di Tirreno Power e della politica che non ha saputo attuare una sana e positiva programmazione energetica – hanno scritto recentemente in una nota – debbano pagarli solo i lavoratori”. Una equazione questa che le tre sigle sindacali hanno rispedito subito al mittente e ribadito al ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, presente all'incontro, “ alla quale – hanno ricordato – la richiesta da tempo reiterata alla Presidenza del Consiglio ed ai ministeri competenti, di attivare un tavolo con le parti sociali sulla crisi del settore termoelettrico che sta producendo la chiusura di molte centrali (su 10.000 addetti sono a rischio la metà, n.d.r) comprese quelle più efficienti, al fine di trovare soluzioni condivise per i cittadini, i lavoratori, le imprese”.