Eni, accordo con Kiev per sviluppare l’offshore ucraino in Crimea
Firmato un Production Sharing Agreement (Psa) per l’esplorazione e lo sviluppo di un’area situata nelle acque convenzionali del Mar Nero ucraino. L’area dal potenziale significativo si estende su circa 1400 chilometri quadrati
Eni ha firmato a Kiev con il governo ucraino un Production Sharing Agreement (Psa) per l’esplorazione e lo sviluppo di un’area situata nelle acque convenzionali del Mar Nero ucraino. L’area, dal potenziale significativo, sottolinea il gruppo petrolifero italiano in una nota, si estende su circa 1400 chilometri quadrati nelle acque al largo della Crimea orientale, e include la licenza Subbotina, dove è stata fatta l'omonima scoperta di petrolio, e le licenze Abiha, Mayachna e Kavkazka, conosciute complessivamente come Pry Kerch block, dove sono state individuate diverse strutture potenzialmente mineralizzate a olio e gas. Eni è operatore, con una partecipazione del 50%, di una joint venture composta anche da EdF (5%) e dalle aziende di Stato Vody Ukrainy (35%) e Chornomornaftogaz (10%), interamente controllate rispettivamente da NJSC Nadra Ukrainy e NJSC Naftogaz Ucraina.
Il Psa, che fa seguito agli accordi di collaborazione stabiliti nel 2011 con le società di Stato, rafforza in modo significativo la presenza di Eni in Ucraina, dove la società è presente dal 2011 nelle licenze Zagoryanska e Pokroskoe, situate nel bacino Dniepr-Donetz. Nel 2012, Eni ha acquisito una quota di partecipazione del 50,01% e l’operatorship in Llc Westgasinvest, società che attualmente detiene i diritti di nove aree a gas non convenzionale nel bacino di Lviv, in Ucraina occidentale, per un totale di circa 3.800 chilometri quadrati.
Intanto, però, nel corso dell’incontro a quattro sull'energia del recente vertice italo-russo, a Trieste, tra il premier Enrico Letta, Vladimir Putin e gli ad di Eni e Enel, Paolo Scaroni e Fulvio Conti, il presidente russo Putin ha rimarcato “l'inaffidabilità” di Kiev negli approvvigionamenti all'Ue tornando a ribadire che la soluzione per la sicurezza energetica del vecchio continente è il gasdotto South Stream.