La relazione di Besseghini – Con l’addio del mercato tutelato rischio caro-prezzi per gli utenti
Il presidente dell’Autorità per l’energia, nella sua prima relazione annuale, ha parlato del rischio di un mercato strutturalmente non in grado di offrire i previsti vantaggi economici. Bollette gas più alte che nel resto d'Europa
“A luglio 2020 potrebbe presentarsi una situazione non ottimale” per il superamento del mercato tutelato dell'energia, "ma è altrettanto evidente che l'ulteriore rinvio della scadenza rappresenterebbe un elemento di incertezza". Così il presidente dell'Autorità per l'energia, Stefano Besseghini, nella Relazione annuale presentata a Roma che illustra stato dei servizi e attività svolte dall’authority di regolazione dei mercati energia, idrico e rifiuti.
Il rischio è quello di "esporre l'utente al rischio di un mercato strutturalmente non in grado di offrire i previsti vantaggi, in primis economici, rispetto al suo mantenimento". Il processo "avanza, però a velocità diverse" senza che sia stato ancora emanato un decreto per lo sviluppo di misure di accompagnamento: per questo l'Autorità ritiene opportuno che la transizione al mercato libero sia "graduale".
Besseghini ha toccato numerosi temi sul fronte dell’energia. A seguire pubblichiamo i dati principali legati a gas e petrolio. Alle pagine elettricità e utility, in settimana, saranno pubblicati gli approfondimenti sui temi elettrici, acqua e rifiuti.
Andamento mercato gas e petrolio - Il 2018 è stato il terzo anno consecutivo di aumento dei prezzi del petrolio (e quindi dell’energia) sui mercati internazionali: in euro si è passati dai 39,5 €/barile del 2016, ai 48,1 €/barile del 2017 ai 60,2 €/barile del 2018 (+ 52,4% in tre anni). Il 2019 sarà l’anno in cui il petrolio, che continua ininterrottamente a crescere con incrementi regolari da almeno 15 anni, raggiungerà il record dei 100 milioni di b/g prodotti a livello mondiale.
La domanda mondiale di gas nel 2018 è risultata ancora in aumento (+4,6%, contro il +2,8% del 2017), con dinamiche regionali che riflettono quelle economiche: aumenti in Cina: +11 miliardi di metri cubi, +69 miliardi di metri cubi nell’area americana, soprattutto a seguito dell’entrata in esercizio di nuova produzione termoelettrica negli Usa. Nell’Unione europea c’è stata invece una contrazione di 16 miliardi di metri cubi (-3,3%): i cali più significativi sono stati in Germania (-7,2 miliardi di metri cubi) e nei Paesi Bassi (-3,4 miliardi di metri cubi, per effetto della sostituzione del gas nazionale nelle centrali termoelettriche nazionali con importazioni di energia elettrica). L’offerta di gas via gnl segna per il quinto anno consecutivo un nuovo record dei volumi scambiati a livello mondiale, dopo l’entrata in esercizio di nuova capacità di liquefazione di gas in Asia. Aumentano i flussi di gnl in Europa sia dagli Stati Uniti (passati da 5,7 a 7,6 milioni di tonnellate), sia dalla Russia (da 0,1 a 4,4 milioni di tonnellate).
Dopo due anni di rialzi, i prezzi del gas hanno continuato a crescere in Europa e in Asia anche nel 2018, mentre gli aumenti sono stati marginali negli Usa. Gli Usa continuano a beneficiare di prezzi dell’energia significativamente più bassi. È venuto meno il progressivo allineamento nei tre mercati regionali (asiatico, americano, europeo) che si era registrato fino al 2015: l’Asia continua ad assicurare ottimi sbocchi e prezzi più alti rispetto a quelli europei.
Il prezzo spot del gas in Italia al PSV è stato sempre al di sopra di quello degli altri hub nel 2018: il differenziale rispetto al TTF è stato di 2,22 c€/m3 e di 2,24 c€/m3 rispetto all’NCG tedesco, leggermente ridotto il primo rispetto a quello medio del 2017 (2,35 c€/m3), ma cresciuto il secondo (2,07 c€/m3 nel 2017). Tali divari mostrano lo spostamento del baricentro del mercato verso il Centro-Nord-Europa. Ancora più meritevole di attenzione il fatto che i prezzi del gas alla frontiera italiana risultano in media i più elevati, così come quelli all’import dall’Algeria, ribaltando lo storico posizionamento dell’Italia.
Prezzi del gas per i clienti finali domestici - I prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani al lordo di oneri e imposte si confermano anche per il 2018 sensibilmente più alti della media dei prezzi dell’Area euro, con differenziali in crescita.Fa eccezione, come sempre, la prima classe di consumo (< 525 m3, per lo più usi cottura e acqua calda) per la quale però per la prima volta si registra un differenziale nullo nel confronto tra i prezzi netti. Per la classe di consumo 525-5.254 m3 (che presenta la quota maggiore sul totale dei consumi domestici, 74% circa) il differenziale con la media dei prezzi lordi dell’area euro è stato del +17% (era +15% nel 2017); per la classe di consumo oltre 5.254 m3 (per lo più riscaldamento centralizzato) è stato del + 22%, contro il + 18% dell’anno precedente. In termini netti spicca per entrambe le classi un differenziale con l’Area euro del +10% nel 2018 (era del +6% e del +3% nel 2017).
Gas: industria, energivori prezzi più bassi, penalizzate le piccole imprese - Si confermano le dinamiche degli ultimi anni: le imprese industriali appartenenti alle tre classi a maggiori consumi di gas (oltre 263.000 m3) hanno continuato a beneficiare anche nel 2018 di prezzi lordi più vantaggiosi rispetto a quelli dell’Area euro, sia pure con differenziali in riduzione rispetto all’anno precedente. Per le imprese a minori consumi (fino a 263.000 m3, corrispondenti alle prime due classi di consumo) i prezzi restano invece più elevati della media dell’Area euro, con differenziali da un anno all’altro senza troppe variazioni. Rispetto all’anno precedente i prezzi netti italiani hanno subito rincari spiccatamente maggiori rispetto a quanto accaduto nell’Area euro, tranne che per l’ultima classe. I differenziali con l’Area euro sono tutti positivi e compresi tra il +6% e il + 14%.