Scoperta frode da 400 milioni di litri di carburante
Inchiesta a Venezia. Importazioni da Malta, Slovenia e Svizzera. Tutti i dettagli. Prezzi bassissimi che distruggevano la competizione fra benzinai
Nei giorni scorsi, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia hanno eseguito, per disposizione del procuratore Carlo Nordio, decine di perquisizioni nei confronti di distributori stradali e depositi di carburanti, al termine di un’indagine in corso dal novembre del 2015 volta a disarticolare quattro organizzazioni criminali dedite alle frodi nel settore dei carburanti per autotrazione.
“Tutto ha preso avvio – si legge in un comunicato della Finanza - da una specifica analisi di rischio attivata dai finanzieri della sezione Oli minerali e dai successivi riscontri sul terreno che hanno consentito di verificare l'esistenza di significative differenze di prezzo alla pompa tra gestore e gestore, non giustificabili attraverso le normali dinamiche di mercato”.
Le conseguenti attività di osservazione e pedinamento di autobotti, l'acquisizione di copiosissima documentazione commerciale e una consulenza tecnica, ordinata dalla Procura, sulle componenti del prezzo dei prodotti petroliferi hanno completato il quadro. A parere dei finanzieri, ingentissimi sono i recuperi erariali proposti per i danni inferti al mercato dei carburanti. A fronte degli oltre 400 milioni di litri di benzina e gasolio illecitamente immessi in consumo in tutto il territorio nazionale, per un controvalore di 360 milioni di euro, sono stati sequestrati 18 milioni di litri di carburante che consentiranno, sostanzialmente, di recuperare le imposte finora evase, pari a 23 milioni di Iva e 3 milioni di accise rispetto a una base imponibile non dichiarata per oltre 120 milioni di euro.
Il meccanismo - “Il meccanismo fraudolento è stato realizzato attraverso la classica interposizione di società cartiere, quelle cioè poste tra il fornitore ed il destinatario finale - scrive la Finanza - che, poi, non versano allo Stato l'Iva incassata. In altri casi, la società interposta dichiarava di essere un esportatore abituale e, potendo acquistare carburanti senza l'applicazione dell'Iva, lucrava sulla differenza con l'Imposta incassata in vendita e mai versata all'Erario. I due meccanismi fraudolenti portano alle medesime, illecite conclusioni: l'Iva e l'accisa, qualora quest'ultima non sia stata corrisposta da precedenti depositari, non vengono versate all'erario, consentendo ad organizzazioni criminali come quelle oggi scoperte di battere qualsiasi concorrente poiché offrono il prodotto petrolifero a prezzi inferiori e non praticabili dagli operatori onesti”.
I depositi, le importazioni, i prestanome - Secondo la Procura di Venezia e la Finanza, avveniva l’acquisto di prodotto da depositi fiscali siti in Italia senza applicazione dell'Iva, per effetto della presentazione di false dichiarazioni d'intento. “I carburanti così acquistati dalle società riconducibili alle quattro organizzazioni criminali sono stati, poi, ceduti ai distributori stradali, in alcuni casi anche tramite l'interposizione di intermediari, con applicazione dell'Iva che viene incassata, ma non versata all'erario”. Inoltre, tra le modalità c’era un “acquisto intracomunitario di prodotto, da parte di società compiacenti intestate a prestanome, con successiva vendita in Italia con addebito dell'Iva al cessionario, incassata ma non versata all'erario”, ma anche “acquisto di prodotto da depositi fiscali siti in Italia da parte di società cartiere che rivendevano il carburante ai distributori stradali, con applicazione dell'Iva che veniva incassata e non versata all'erario; in alcuni casi, è stato altresì riscontrato che le "cartiere" omettevano di corrispondere l'accisa gravante sui prodotti petroliferi, compensandola con fittizi crediti Iva”.
L’esperto - È stato nominato un consulente tecnico che, attraverso lo studio delle componenti che concorrono alla formazione della quotazione di vendita dei carburanti, ha individuato il prezzo giornaliero minimo applicabile. “La perizia del consulente - dice la Finanza - ha confermato che i prezzi praticati dalle società fornitrici coinvolte nella frode non potevano in alcun modo essere determinati da dinamiche di mercato o da politiche commerciali lecite, per cui il prezzo artificiosamente basso non poteva che essere giustificato dalla provenienza illecita del prodotto. Tale circostanza, unita alle dichiarazioni rese in atti da alcuni operatori di settore che non avevano aderito alle proposte di vendita effettuate dalle cartiere, secondo i quali l'applicazione di prezzi particolarmente bassi e "fuori mercato" può dipendere solo da operazioni illecite effettuate a monte, ha consentito di poter dimostrare la consapevolezza dei distributori che si sono approvigionati dalle cartiere dell'origine illecita del prodotto, che sono stati denunciati per il reato di ricettazione”.
I Paesi - Le società fornitrici accusate di frode hanno acquistato una parte significativa dei prodotti petroliferi in Slovenia. Tra queste una è risultata avere sede legale a Malta e operativa in Svizzera. L'autorità giudiziaria ha attivato rogatorie in Svizzera, Malta e Slovenia, per acquisire gli elementi sull'origine del prodotto.
Le persone - Sono stati, infine, notificati avvisi di garanzia nei confronti di 31 indagati in varie località italiane, in particolare, Roma, Milano, Napoli, Como, Varese, Perugia, Piacenza, Treviso, Padova e Rovigo. I reati contestati vanno dall'associazione per delinquere, all'omessa presentazione della dichiarazione, dalla presentazione di dichiarazione infedele alla sottrazione al pagamento dell'accisa, dalla ricettazione all'occultamento della documentazione contabile.
Sotto accusa 16 società di trading, fornitrici dei prodotti petroliferi, che secondo la Finanza sono “mere cartiere interposte al fine di consentire, nel solo 2015, l'illecita cessione ai distributori stradali di carburanti di 150 milioni di litri di prodotto in tutto il territorio nazionale”.
I soggetti coinvolti nella frode rischiano, oltre agli ingenti sequestri di beni di cui si è detto, condanne anche superiori ai sei anni di reclusione.