Rapporto Future Ways. La mobilità condivisa può far risparmiare 3800 euro a famiglia
Elaborato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e presentato al primo Forum nazionale della mobilità “sharing”, lo studio propone sei strade per decongestionare l’Italia dal traffico automobilistico. E rendere le città più vivibili (ed economiche)
Convertirsi alla mobilità condivisa permetterebbe un risparmio per le famiglie di 3800 euro l’anno, una riduzione dei gas serra, città più vivibili e verdi. Ma oggi l’83% degli spostamenti avviene in auto: le macchine, che nel 1966 erano 6,3 milioni, sono diventate 40,9 milioni nel 2023. È quanto emerge dal primo rapporto Future Ways, elaborato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e presentato in occasione di Intermobility Future Ways, il primo Forum nazionale della mobilità condivisa che si è svolto a Rimini nell’ambito di Ibe (Intermobility and bus expo).
La ricetta per convertirsi da una mobilità personale, legata ai mezzi privati, alla mobilità condivisa, un unico sistema sinergico che si fonda su un ventaglio di offerte che comprendono treno, metropolitana, tram, bus e anche autonoleggio, taxi e tutte le nuove forme di sharing mobility, esiste, secondo i ricercatori, e farebbe risparmiare soldi e danni all’ambiente.
Quasi 41 milioni di auto circolanti
Il sistema dei trasporti contribuisce per più del 25% alle emissioni di gas serra in Italia, ma con un incremento del 30% dell’offerta di mobilità condivisa, i gas serra verrebbero ridotti di 18 milioni di tonnellate (più della metà del target italiano di riduzione del settore trasporti per il 2030), liberando le città da circa 4,5 milioni di automobili. Nel 2022 – dice Future Ways – la mobilità personale ha rappresentato l’83% contro il 17% di mobilità condivisa. I passeggeri trasportati dai servizi di trasporto pubblico locale erano 33,1 miliardi per chilometro (pkm) nel 1990 e sono 31,5 nel 2023 (-5%), a fronte di una mobilità su automobile privata che è passata da 52,2 a 67,41 miliardi di pkm (+30%).
Oggi le famiglie italiane, nel loro insieme, dedicano alla spesa per trasporti 139,5 miliardi di euro all’anno (circa 5000 euro di media a famiglia, più del triplo delle bollette di energia e riscaldamento). La componente per la mobilità personale (soprattutto automobile) rappresenta l’89% della spesa mentre quella per i servizi di mobilità l’11%. Un cittadino che usa più spesso la bicicletta in città, il trasporto pubblico e, all’occorrenza, una combinazione di servizi di sharing mobility, potrebbe ottenere un risparmio annuo fino a 3.800 euro rispetto alla scelta di utilizzare abitualmente l’auto. Una scelta, però, che spesso deve fare i conti con le insufficienze del trasporto pubblico locale, con l’offerta che vede un’Italia a macchia di leopardo.
Ronchi: «Emissioni giù solo del 4%»
Dunque, come cambiare la mobilità da “fatto personale” a “fatto condiviso”? «Tra il 2005 e il 2022, le emissioni dei trasporti su strada sono diminuite in Italia solo del 4%. Dobbiamo puntare su un consistente incremento, specie a livello urbano, della mobilità pubblica e condivisa», ha sottolineato Edo Ronchi, presidente della Fondazione sviluppo sostenibile, «potenziando tutto l’ampio ventaglio di mezzi disponibili per migliorare la mobilità, ridurre la congestione del traffico, tagliare le emissioni, far scendere la spesa delle famiglie, tagliando in modo significativo anche il numero delle auto circolanti».
Le sei proposte
Ecco le sei “Future Ways”, le azioni strategiche per riequilibrare la mobilità italiana.
1) Adottare il nuovo concept della “mobilità condivisa”, realizzando che i servizi di mobilità condivisa devono percepirsi come un insieme interconnesso e collaborativo, un unico ventaglio di possibilità per i cittadini.
2) Cambiare le politiche e la regolazione del settore, per abbattere gli steccati che sono stati eretti quando il contesto normativo, politico, economico e tecnologico erano completamente diversi.
3) Riallocare le risorse pubbliche, per riequilibrare mobilità personale e condivisa.
4) Ripensare lo spazio stradale urbano. Uno spazio favorevole alla coabitazione di più mobilità e che offra maggiore capacità di trasporto per la mobilità condivisa, con particolare attenzione ad autobus, tram e veicoli in sharing.
5) Puntare sulla mobilità quotidiana e locale: è in questo ambito che le potenzialità della mobilità condivisa sono più promettenti e dove gli impatti sociali e ambientali della mobilità personale sono più intensi e rilevanti.
6) Beneficiare del nuovo ruolo di aziende e community: le aziende, nel percorso di decarbonizzazione e con l’adozione di criteri esg (indicatori che permettono di analizzare le attività aziendali sotto il profilo ambientale, sociale e di buona governance), utilizzano il mobility management per ridurre l’impatto ecologico e ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti; mentre il terzo settore, attraverso servizi di trasporto sociale, può integrare l’offerta pubblica.