Cambiare il sistema dei rifiuti da imballaggi: il punto di vista di Conai
Nel dibattito sulla governance dei rifiuti da imballaggio, il presidente di Conai Roberto De Santis ricorda il ruolo del ministero e sottolinea il rischio che consorzi indipendenti occupino solo le aree più profittevoli
Conai è intervenuto pubblicamente, per la prima volta, sulla questione della governance dei rifiuti di imballaggi. Al convegno “Riflessioni sul mercato e sul sistema degli imballaggi”, che si è tenuto a Roma nei giorni scorsi, il presidente Roberto De Santis - ripreso da Eco dalle Città - ha puntualmente replicato agli interventi critici formulati da sindaci, parlamentari e consorzi privati.
Non siamo contrari a cambiare, ma… - Conai - ha detto il presidente De Santis - non è contrario a cambiare, ma le istituzioni e il Governo debbono recepire le proposte dei legittimi portatori di interessi in maniera critica, perché quegli interessi non sempre sono ambientali, bensì economici. E non si può dire - ha aggiunto - che il sistema non abbia funzionato. L’esempio che porta è quello della caduta dell’immesso al consumo nel 2009, che ha fatto precipitare i ricavi dei consorzi mentre i conferimenti di materiale differenziato continuavano a crescere. “In quel caso, per la plastica, il contributo che era di 72 euro a tonnellata, nel giro di pochi mesi fu portato a 195. Il sistema ha così reagito, a dimostrazione della sua flessibilità, e nessun chilo di rifiuti raccolto in modo differenziato fu abbandonato”.
De Santis si dice poi stanco del continuo succedersi di emendamenti, proposte e aggiustamenti approvati dal Parlamento e cita il caso del Collegato Agricoltura approvato dal Parlamento, dove “approfittando di questo sono state inserite due o tre norme che riguardano il sistema dei consorzi”, ma anche alcuni controversi articoli del disegno di legge sulla concorrenza all’esame del Senato”.
Le tre caratteristiche del sistema Conai - Il presidente ricorda poi tre caratteristiche del sistema attuale che, se non riconosciute, non consentono un’adeguata modifica della normativa. 1) I consorzi degli imballaggi non sono consorzi obbligatori. Si tratta di una obbligatorietà a carattere residuale. Il Consiglio di Stato ricorda che solo i consorzi obbligatori si trovano in una situazione di monopolio di diritto. 2) Il sistema Conai è un sistema universalistico e sussidiario. Questo è scritto nel testo della legge ed è precisato ancora meglio nell’Accordo Anci-Conai 2014-2018. È universalistico perché va in qualsiasi parte d’Italia si sia chiamati ad avviare a riciclo. Ed è sussidiario: in caso di fallimento di mercato, il sistema interviene a ritirare ed avviare a riciclo. 3) Conai ritiene un valore fondamentale l’affidabilità dei dati e la trasparenza sulla quota parte di rifiuti gestiti dal sistema.
I soldi ai comuni - De Santis passa poi ad analizzare i corrispettivi pagati dal sistema Conai ai Comuni: 437 milioni di euro nel 2015. Una cifra versata per i maggiori oneri della raccolta differenziata degli imballaggi, che rappresentano circa il 25% circa dei rifiuti urbani. “Secondo l’Antitrust - polemizza il presidente - è poco. Non si capisce però su quale analisi siano basati questi dati. Se l’AGCM avesse chiesto la contabilità analitica di un gestore efficiente ed efficace, avrebbe potuto verificare se sia troppo o poco”.
Questione concorrenza - Tra le critiche mosse al Conai c’è spesso quella di porre eccessivi ostacoli alla costituzione di sistemi autonomi come alternativa parcellizzata alla gestione collettiva consortile. La questione è stata al centro degli impegni assunti da Conai con l’Antitrust a fronte di un’istruttoria fatta dall’Autorità per un presunto abuso di posizione dominante a danno di un sistema autonomo. L’autorizzazione - ricorda De Santis - è pienamente in capo al Ministero. Questi impegni, sottoscritti dal Conai, prevedono inoltre che il Consorzio sia sostituito da un soggetto terzo, un monitoring trusting, a conferma del fatto che Conai non intende agire per contrastare la nascita di sistemi autonomi, ma chiede solo che tali sistemi funzionino in linea con la legge e che ciò sia verificato da una procedura di riconoscimento non formale ma sostanziale e scrupolosa”.
I rischi che corrono le aree meno remunerative - “L’Antitrust - ha detto De Santis - propone di ridurre la barriera all’entrata nel mercato di questi sistemi autonomi, proponendo che questi sistemi non si occupino solamente dei propri imballaggi e che la loro attività non sia estesa all’intero territorio nazionale. Noi siamo critici verso queste proposte. Immaginate però cosa accadrebbe in Italia se i sistemi autonomi si occupassero non solo dei propri rifiuti, ma anche di altri imballaggi: andrebbero a scegliere tra quelli più remunerativi,e nelle aree del Paese dove i costi di logistica sono minori, lasciando abbandonate altre zone del Paese. Queste logiche porterebbero inevitabilmente al proliferare di sistemi autonomi dediti a che cosa? Ad occupare ogni spazio proficuo. E i soci beneficerebbero di un indebito vantaggio concorrenziale rispetto agli altri produttori evitando i costi della raccolta anche dei loro rifiuti nei casi di fallimento del mercato. Costi che si scaricherebbero sugli altri produttori. Per queste ragioni, in mancanza di regole e controlli adeguati, sempre più produttori vorrebbero e costituirebbero sistemi autonomi più o meno fittizi, portando ad un incremento proibitivo del contributo ambientale a danno degli altri. Rimane poi senza risposta la domanda: quali potrebbero essere gli interessi dei consumatori ad una scelta di questo genere?”
La proposta - Conai chiede “soluzioni che ottemperino alle due esigenze ma che, soprattutto in Italia, diano obblighi di trasparenza e adeguati meccanismi di controllo. Occorre evitare interventi occasionali che rispondano ad esigenze particolari di questa o quella categoria o che siano imitativi di altri modelli palesemente inadeguati alla realtà del nostro Paese. Una vera competizione è tra soggetti che si fanno carico tutti degli oneri ambientali connessi alla loro attività”.