Studio, enorme il potenziale solare per i Paesi della Nuova Via della Seta
La stima quantificata del potenziale di energia rinnovabile nei Paesi coinvolti rivela che anche meno del 4% del potenziale solare massimo della regione potrebbe soddisfare la domanda di elettricità nel 2030
Un team internazionale guidato da ricercatori cinesi ha scoperto che sfruttare l'energia solare e migliorare la cooperazione transfrontaliera potrebbe aiutare i Paesi che partecipano alla Belt and Road Initiative - quella che da noi viene chiamata la Nuova Via della Seta, l’asse terrestre tra la Cina e l’Europa, nonché la rotta marittima tra il mar Cinese meridionale e il Mediterraneo, a cui partecipa anche l’Italia, n.d.r. - a compiere un balzo verso un futuro più sostenibile.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Joule, ha per la prima volta realizzato una stima quantificata del potenziale di energia rinnovabile nei Paesi BRI, rivelando che anche meno del 4% del potenziale solare massimo della regione potrebbe soddisfare la sua domanda di elettricità nel 2030.
I ricercatori dell'Università Tsinghua, l'Università di Harvard e altri istituti, hanno selezionato 66 Paesi della BRI collegati geograficamente e hanno identificato le aree caratterizzate da una irradiazione solare sufficiente e un valore inferiore dei terreni, escludendo luoghi come foreste e aree agricole; hanno quindi calcolato la spaziatura e la densità di imballaggio dei pannelli solari per calcolare la resa massimizzata della potenza elettrica per ciascuna area. Infine, hanno stimato la produzione di energia per ogni ora dopo aver tenuto conto dell'effetto dell'ombra e della temperatura. I ricercatori hanno scoperto che questi Paesi possono generare fino a 448,9 petawattora di energia solare, circa 41 volte la loro domanda di elettricità nel 2016. Inoltre, secondo lo studio, la domanda di energia elettrica del 2030 per questi Paesi potrebbe essere soddisfatta convertendo solamente il 3,7% dell'energia solare della regione, richiedendo per raggiungere l'obiettivo un investimento di 11.200 miliardi di dollari e una superficie terrestre di 88.426 chilometri quadrati.
Secondo l'autore dello studio, Lu Xi dell'Università Tsinghua, la costruzione di infrastrutture energetiche nelle aree aderenti alla BRI è molto intensiva, ma si affida esclusivamente ai combustibili fossili, con il conseguente aumento di emissioni di anidride carbonica, dannosa per il clima, nei prossimi decenni. "Questo non è sostenibile: se vogliamo raggiungere l'obiettivo di riduzione delle emissioni stabilito dall'Accordo di Parigi, abbiamo bisogno di energia rinnovabile", ha detto Lu. Lo studio ha inoltre dimostrato che i Paesi con più del 70% di potenziale energetico consumano solo circa il 30% dell'elettricità della regione, rendendo necessarie le reti di trasmissione elettrica transfrontaliera e quindi la cooperazione internazionale. Secondo i ricercatori, poiché i Paesi BRI si estendono su più fusi orari e su varie condizioni climatiche, le reti transfrontaliere potrebbero contribuire a ridurre l'impatto della mancanza di disponibilità di luce solare in determinate aree. "La BRI è un'opportunità in quanto crea un quadro per le collaborazioni tra Paesi, associazioni e industrie. Ci sono anche fondi e banche impegnati a promuovere lo sviluppo verde delle BRI, fornendo sostegno finanziario", ha detto Lu.