Auto elettriche: l’Unione europea deve sbloccare il mercato a rilento (e l’Italia è in coda)
Ambientalisti, industriali, operatori e altri scrivono alla Commissione di Bruxelles. L’Europa, e l’Italia in particolare, ha poche immatricolazioni d’auto elettriche
L'Europa di domani dovrà puntare di più sulle auto elettriche per tagliare le emissioni di gas serra e ridurre l'import di petrolio dall'estero. Questo quanto emerge dalla bozza della nuova strategia dell'energia a cui Bruxelles sta lavorando. A fare pressing perché l'intento non rimanga solamente sulla carta sono diverse associazioni, dagli ambientalisti di Transport & Environment (T&E) all'industria di Eurelectric, Epia e Eurobat, fino alle grandi città europee (Polis) e agli operatori ferroviari (Cer).
In una lettera alla Commissione europea, le associazioni ricordano come i trasporti pesino su circa un terzo dei consumi energetici dell'Ue e l'elettrificazione del settore andrebbe a vantaggio della bolletta, della qualità dell'aria e del clima, creando una spinta per innovazione e crescita economica. Bruxelles deve "porre l'elettrificazione dei trasporti al cuore dell'Unione europea dell'energia", afferma Jos Dings, direttore di T&E. "Enel ha appoggiato questa idea, speriamo che lo faccia anche il premier Matteo Renzi", aggiunge Dings.
Secondo gli ultimi dati dell'Acea (l’associazione europea dei costruttori di auto), l'Italia, con le sue 1.473 immatricolazioni dell'anno scorso, sul fronte auto elettriche è ben lontana da Gran Bretagna (15.361), Germania (13.118), Olanda (12.920) e Francia (12.488). Il loro mercato comunque non decolla, in assenza di stazioni di ricarica e scelte politiche a monte. Nel 2014 sono state appena 75.331 le auto elettriche nuove registrate in tutta Europa (+36,6% rispetto al 2013), contro i 12,6 milioni complessivi delle nuove autovetture.