Ecobonus 55%, l’approvazione slitta al prossimo consiglio dei ministri
Bisogna trovare i 200 milioni per la copertura. Rete Imprese fa il tifo: “Volàno per la green economy e l’emersione del lavoro nero in edilizia”
Nulla di fatto per gli ecobonus e l’agevolazione per le ristrutturazioni edilizie: il dossier viene rinviato, come annuncia il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, al prossimo consiglio dei ministri in calendario venerdì 31 maggio. Stand by causato sempre dal nodo delle coperture: solo per la proroga di sette mesi delle detrazioni al 55% per l’energia e al 50% per l’edilizia sarebbero necessari infatti poco meno di 200 milioni.
In attesa che si sblocchi la partita (l’intesa di massima sul bonus per l’efficientamento degli immobili è stata raggiunta nei giorni scorsi dallo stesso Zanonato con il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, per tutto il 2013), la discussione all’interno dell’esecutivo Letta è più che aperta: c’è chi vorrebbe riuscire addirittura a stabilizzare il pacchetto, quantomeno quello relativo agli incentivi energetici, nonostante gli elevati costi.
Creati 50mila posti di lavoro l’anno – Un obiettivo di cui si dice convinto il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci: “Il sistema di agevolazione fiscale del 55% – spiega il presidente onorario di Legambiente – si è dimostrato una misura di grande importanza. Ha attivato oltre 1,4 milioni di interventi per circa 18 miliardi di euro di investimenti, e ha creato oltre 50mila posti di lavoro all’anno”. Un vero volano della green economy in Italia, insomma. Senza dimenticare, come evidenzia Rete Imprese Italia, “l’emersione dell’attività illegale che si genera grazie a queste misure”.
Anche il titolare dell’Ambiente, Andrea Orlando, sostiene l’approvazione del bonus in un pacchetto d’insieme per l’efficienza energetica.
Il tesoretto infrazioni – Ad essere certamente rinviato, invece, sarà il bonus sulle ristrutturazioni. Gli sconti fiscali potrebbero scendere al 36%, il vecchio target previsto dai governi precedenti. Ma il ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, vorrebbe un provvedimento complessivo che tenga conto delle diverse esigenze.
E se è vero che le risorse a disposizione non sono molte, è pure certo che dopo il 29 maggio, con l’auspicata chiusura di infrazione nei confronti dell’Italia da parte di Bruxelles, qualche margine di manovra in più il governo potrebbe averlo.