L’Europa mette il tetto del 5,5% sulla produzione di biocarburanti di prima generazione
Produttori in rivolta contro i tagli. Il biofuel sotto attacco a Bruxelles è quello ricavato da prodotti agricoli come lo zucchero da canna, mais, altri cereali e barbabietole. L’Italia è il quarto produttore nella Ue
L’appuntamento è per il prossimo 10 settembre, quando i parlamentari europei in plenaria dovranno votare la proposta approvata nei giorni scorsi dalla commissione Ambiente della Ue che mette un tetto alla produzione di biocarburanti di prima generazione. È facile prevedere due mesi caldi – ipotizza l’agenzia Adnkronos – e non solo per contingenze estive: le lobby che sostengono le posizioni dei produttori di biofuel sono infatti assolutamente contrarie al limite del 5,5% sul totale dei carburanti verdi approvato a Bruxelles.
Produttori e imprese agricole che forniscono la materia prima hanno detto che il tetto proposto “è assolutamente troppo basso” e avrà come immediata conseguenza “la chiusura di impianti con conseguenti perdite di posti di lavoro”.
Favorevoli e contrari – Jean-Philippe Puig, chief executive di Sofiproteol, che possiede il più grande produttore di biodiesel della Ue, Diester Industrie, ha detto che il voto “è stato un pessimo colpo” per il suo gruppo. Su posizioni contrarie la Coldiretti, che ha anzi definito il tetto del 5,5% proposto dalla commissione “troppo cauto rispetto al problema dell’alternativa al consumo dei prodotti alimentari”.
La decisione, aggiunge la Coldiretti in una nota, “non va nella direzione di tutelare le scelte di qualità dell’agricoltura produttiva e rischia di determinare situazioni di concorrenza nel mercato fondiario”.
Favorevole alla proposta sui biocarburanti di prima generazione è invece la Confagricoltura: la proposta – apprendiamo da un comunicato – “è di notevole interesse al fine di limitare il cambiamento di destinazione dei terreni nei paesi del terzo mondo e diminuire le emissioni di gas a effetto serra”. Peraltro va ricordato, prosegue la nota degli agricoltori, che i biocarburanti in Europa oggi sono prodotti “nel rispetto di rigidi criteri di sostenibilità ambientale”.
Gli obiettivi al 2020 – L’obiettivo di introdurre una quota del 10% su totale carburanti riservata a quelli derivanti da fonti rinnovabili, la maggior parte dei quali sarebbe venuta proprio dai biocarburanti di prima generazione, era stata introdotta nel 2008 e avrebbe dovuto raggiungere la quota fissata entro il 2020. Da allora, però, una serie di studi ha evidenziato il potenziale danno ambientale causato da alcuni biocarburanti di prima generazione; soprattutto il biodiesel, che rappresenta più dei due terzi della produzione totale europea con circa 13 miliardi di euro di fatturato.
Italia quarto produttore nella Ue – L’Italia è peraltro il quarto produttore europeo di biocarburanti. Ma, nonostante una produzione di 2,5 milioni di tonnellate annue, è in costante aumento la quantità di biofuel importato.
Secondo i dati di Assocostieri-Unione di produttori di biocarburante, le importazioni di carburante green già raffinato hanno costituito, nel 2010, il 54% e, nel 2011, il 70% del volume totale immesso al consumo in Italia.
La maggior parte dei biocarburanti usati sono di prima generazione, cioè ricavati da prodotti agricoli come lo zucchero da canna, mais, altri cereali, alcune colture oleaginose e le barbabietole.