Un farmaco italiano farà “dimagrire” i tumori
Uno studio congiunto tra Cnr, università di Bologna e Sigma-Tau dimostra come inibire il ricambio dei grassi delle cellule neoplastiche bloccandone la crescita. La scoperta è pubblicata sul “Journal of the National cancer institute”
Sfruttare la “fame” di grassi delle cellule tumorali per bloccarne il metabolismo. Il gruppo di lavoro tutto italiano, guidato da Gianfranco Peluso dell’Istituto di biochimica delle proteine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibp-Cnr) di Napoli e da Lorenzo Montanaro dell’università di Bologna, formatosi circa dieci anni fa su intuizione del fondatore della Sigma-Tau, Claudio Cavazza, ha dimostrato che è possibile bloccare farmacologicamente il metabolismo delle cellule tumorali, colpendole in modo selettivo.
La ricerca, pubblicata sulla rivista medica “The journal of the National cancer institute”, nasce da un progetto multidisciplinare che ha unito competenze cellulari e molecolari nel campo oncologico e biochimico e apre nuove e promettenti prospettive terapeutiche nella lotta contro i tumori.
La novità si chiama St1326 - L’intuizione alla base dello studio, spiega una nota, è che le cellule tumorali, a causa della loro velocità di crescita e delle specifiche alterazioni metaboliche che le caratterizzano, siano strettamente dipendenti dal metabolismo degli acidi grassi per produrre, tra l’altro, le membrane delle cellule figlie. Peluso e Montanaro, assieme ai loro collaboratori e ai ricercatori della Sigma-Tau, hanno dimostrato che utilizzando un farmaco sperimentale, denominato St1326, si riesce a inibire il sistema della carnitina acil-transferasi. Tale sistema è necessario per il trasporto degli acidi grassi all’interno del mitocondrio – la centrale energetica della cellula – dove avviene il loro metabolismo.
“In questo modo vengono compromessi la produzione e il mantenimento delle riserve cellulari di una molecola, l’acetato, indispensabile per generare nuovi lipidi, costituenti essenziali delle membrane cellulari”, spiegano Peluso e Montanaro. “Il farmaco ha dimostrato di avere un effetto tossico selettivo, colpendo preferenzialmente le cellule tumorali. Rispetto alle cellule sane, quelle neoplastiche risultano essere infatti molto più sensibili all’St1326, accumulano nel citoplasma i lipidi che non vengono metabolizzati e non sono in grado di generarne di nuovi e quindi di proliferare”.
Un portale anti cancro – Si chiama “Big data for cancer treatment”. È un super portale on line per curare il cancro, una banca dati con milioni di casi a disposizione di tutti i medici del mondo e con uno spazio aperto alle domande dei pazienti.
Il progetto è dell’American society of clinical oncology, Asco, la società scientifica dell’oncologia americana, che ha già raccolto centomila casi di tumori al seno da 27 diverse équipe.
“L’idea di mettere a disposizione dell’intera comunità scientifica informazioni rilevanti della propria casistica è rivoluzionaria. È l’apertura alla condivisione di esperienze cliniche irraggiungibili per qualsiasi centro da solo”, commenta dalle pagine del “Corriere della sera” Paolo Giorgi Rossi, segretario nazionale del Gruppo italiano per lo screening del cervicocarcinoma (Gisci).