Ilva di Taranto – Si cercano le risorse per la bonifica
I Verdi: fate pagare l’azienda. La Fim sull’inchiesta relativa al disastro ambientale: “Bomba sociale senza precedenti se lo stabilimento chiudesse”. Cinquemila gli operai a rischio. In settimana nuovo incontro del tavolo tecnico guidato dal ministro Clini e il vertice con Vendola
Trovare le risorse per un piano di intervento pubblico relativo alla bonifica del sito industriale dell’Ilva di Taranto, a prescindere dalle vicende giudiziarie o economiche che riguardano l’azienda. Questo, nel racconto dei partecipanti, il punto principale affrontato nell’incontro tecnico sullo stabilimento siderurgico che si è svolto in queste ore al ministero dell’Ambiente alla presenza del ministro Corrado Clini.
Il ministro avrebbe invitato tutti a fare presto e a lavorare sinergicamente. Per questo, il tavolo tecnico si riunisce anche mercoledì pomeriggio: da questa seduta “dovrà uscire un documento tecnico – ha spiegato Clini – che servirà da base per l’incontro con il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, e i ministri Passera e Barca”.
Un percorso condiviso, insomma. Non è però di questo avviso il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli.
Secondo l’esponente ambientalista le bonifiche vanno fatte pagare all’azienda: ‘‘Ricordiamo al ministro dell’Ambiente che a Taranto va applicato il principio che chi inquina deve pagare e che per far partire le bonifiche, che sono una priorità non più rinviabile nemmeno di un giorno, è necessario chiudere il rubinetto dell’inquinamento”.
Chi ha sporcato facendo danni per svariati miliardi di euro – prima l’Italsider, impresa di stato, e poi l’Ilva del gruppo Riva, azienda privata, ndr – “deve pagare”, ribadisce Bonelli. Sull’inchiesta della magistratura in cui si accusa l’Ilva di disastro ambientale, Clini si è per ora limitato a dire di “non conoscerne tutti i dettagli”.
Inevitabili le preoccupazioni per il lavoro. “L’eventuale chiusura, anche parziale, dell’area dell’Ilva sarebbe una bomba sociale inedita per il nostro paese – afferma Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim Cisl, – in uno dei territori del sud Italia più martoriati da questi anni di crisi e a cui si sommano carenze e inefficienze strutturali ben note al governo e alle istituzioni locali”. Più di cinquemila operai perderebbero il posto di lavoro senza possibilità di ricollocazione, secondo la Fim. Anche la Confindustria di Taranto parla di “effetti devastanti” con la chiusura dello stabilimento.