Italia ultima per auto elettriche: per le ricariche serve il modello Giappone
Analisi dell’Rse sulla mobilità sostenibile
L'Italia è agli ultimi posti in Europa per numero di sistemi di ricarica veloce destinati alle auto elettriche: sono soltanto 11, contro i 200 dell'Olanda e gli oltre 400 che la Germania avrà entro il 2017. Per recuperare questo divario serve una strategia di sviluppo nazionale, ispirata alle politiche che hanno portato il Giappone a diventare uno dei Paesi più avanzati al mondo in tema di mobilità sostenibile. Lo affermano gli esperti di Rse (Ricerca sul Sistema Energetico) in occasione dell'iniziativa Rse-Mobility days, una due-giorni di convegni e tavole rotonde dedicate alla mobilità del futuro.
"In Italia si contano solo 11 sistemi di ricarica veloce, distribuiti per lo più al Centro-Nord e in punti non idonei a coprire lunghi percorsi", spiega Giuseppe Mauri, del dipartimento Sviluppo dei sistemi energetici di Rse. "Mancano insomma veri corridoi elettrici, cioè grosse arterie stradali che possano essere percorse interamente dalle auto elettriche che ricaricano ogni 100 chilometri".
La situazione è molto diversa nel resto d'Europa. Nella piccola Estonia ci sono 165 sistemi veloci di ricarica, in Gran Bretagna e Irlanda sono 80, in Olanda se ne contano 200 distribuiti ogni 50 chilometri. Fra poco anche la Francia ne avrà 250, mentre la Germania arriverà a quota 400 entro il 2017.
Non resta dunque che ispirarsi al Giappone che, con 30.000 auto elettriche immatricolate nel 2013, è secondo solo agli Stati Uniti. Questo risultato è figlio di 30 anni di politiche per la mobilità, che hanno portato a realizzare ben 1.700 punti di ricarica veloce e 3.000 a bassa potenza. "Un successo - spiega Mauri - che ha indotto il governo di Tokyo a investire su una rete di altri 4.000 punti veloci e 8.000 lenti. Questo è il modello che l'Italia dovrebbe seguire".