Livelli di arsenico doppi nelle analisi dei viterbesi. Lo conferma l’Istituto di sanità
Dall’acqua del rubinetto il veleno, cancerogeno, è entrato nella catena alimentare. Ma i ricercatori tranquillizzano: non vi sono rischi. L’Autorità dell’energia apre un’istruttoria sulle tariffe. Il ministro della Salute vuole intervenire “con urgenza” e polemizza con l’ex governatrice del Lazio Polverini
L’acqua è contaminata. Ma ora arriva la prova scientifica che lo sono, oltre i livelli di soglia, anche i cittadini e i bambini di Viterbo e di 16 comuni della provincia, aree interessate dall’allarme arsenico nelle tubature domestiche: il livello di questa sostanza cancerogena nel loro organismo risulta infatti oltre il doppio rispetto a quello rilevato nella popolazione generale.
Un dato che fa dire al ministro della Salute, Renato Balduzzi, che questa “è una vera emergenza, per la cui soluzione non si può più aspettare”. Dal canto suo, l’Autorità dell’energia – che monitora anche il settore idrico – fa scattare un’istruttoria “per valutare le ricadute in termini tariffari delle ordinanze di non potabilità sugli utenti coinvolti, e individuare eventuali misure a favore degli stessi cittadini per compensare la distribuzione di acqua non idonea”. L’Authority, inoltre, vuole verificare se i gestori abbiano adottato “tutte le misure e gli interventi di loro competenza per garantire un adeguato servizio sostitutivo”.
I dati dell’Iss – La conferma dell’allarme arriva dai nuovi risultati dello studio condotto dall’Istituto superiore di sanità in collaborazione con gli ordini dei medici, iniziato già nel 2010, per valutare l’esposizione all’arsenico nelle aree delle province di Viterbo, Roma e Latina. Un’emergenza che dura ormai da anni e interessa in totale cinquanta comuni, contro i novanta del 2009, e ha registrato varie proroghe da parte della Ue alla legge del 2001 che fissa rigidi parametri per la concentrazione della sostanza nelle acque per uso umano.
Proroghe – l’ultima delle quali è scaduta il 31 dicembre 2012 – che dovevano servire alle autorità per mettere in campo misure adeguate di controllo, a partire dai potabilizzatori. Ma per ora l’emergenza resta.
E lo studio Iss lo dimostra: le analisi sono state condotte su campioni di unghie e urine di 269 soggetti sani, da 1 a 88 anni di età, residenti nelle aree a rischio. Nei viterbesi, per esempio, la concentrazione della sostanza nelle unghie è risultata pari a 200 nanogrammi per grammo contro gli 82 nanogrammi nella popolazione generale. Alti i livelli anche nelle urine. Ad essere interessata è pure la catena alimentare, si apprende, con livelli alti nel pane, mentre analisi sono in corso sugli ortaggi. Tuttavia, ha precisato l’Iss, non esistono limiti massimi stabiliti per legge sul contenuto di arsenico negli alimenti, e quindi, secondo l’istituto, ciò significherebbe che “non vi è alcun rischio”.
“No agli allarmismi – conferma il ricercatore Francesco Cubadda, responsabile dello studio Iss. – Ora ci sono i dati per intervenire in maniera adeguata ed equilibrata”.
Balduzzi: “Finalmente un interessamento della regione” – Diffusi i nuovi risultati, il ministro Balduzzi si è sentito telefonicamente con il neo presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Avvieremo in tempi strettissimi le misure urgenti per far fronte ai disagi della popolazione. Finalmente – ha detto Balduzzi – si vede un interessamento reale della regione”.
Poi un riferimento all’ex governatore, Renata Polverini, dalla quale, nonostante le ripetute richieste del ministero, “non sono arrivate risposte pienamente rassicuranti sulla vicenda”, rileva il ministro.
Federutility: bene Latina – “L’arsenico nelle zone vulcaniche lo mette la natura. Con la tecnologia si può tranquillamente eliminare, ma servono finanziamenti, scelte politiche e capacità industriale e gestionale”, commenta Adolfo Spaziani, direttore generale di Federutility, la federazione nazionale delle aziende che gestiscono l’acqua e l’energia. “Nella stessa regione, il Lazio, c’è la dimostrazione chiara che, laddove ci sono progetti, finanziamenti e volontà, si può realizzare il dearsenificatore, come a Latina nei mesi scorsi – prosegue il dg. – Altrove ci si concentra sui dibattiti o si viene bloccati dalla mancanza di risorse economiche. Le questioni idriche e idrogeologiche vengono prese in considerazione solo quando esplode un’emergenza. Che si tratti di alluvioni, siccità o arsenico, si agisce solo dopo l’allarme”.
Federutility chiede di ragionare a lungo termine. “Ci sono progetti per 5 miliardi di euro bloccati nei cassetti delle aziende – conclude Spaziani. – I finanziamenti pubblici coprono poco più del 10% e i possibili finanziatori non investono in un settore che viene considerato incerto e instabile”.
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