Rifiuti: Waste Strategy: termovalorizzatori necessari (come la differenziata). Serve più pianificazione
Lo sostiene lo studio annuale sul settore rifiuti della società di consulenza Althesys. Marangoni: lo sviluppo del riciclo è basilare, ma occorre ragionare sull’intera filiera del waste management
Anche se l’Italia arrivasse al 65% di raccolta differenziata, che è l’obiettivo Ue al 2030, avrebbe comunque bisogno di nuovi termovalorizzatori al Centro e al Sud, in particolare in Sicilia. Lo sostiene il rapporto Was 2018, lo studio annuale sul settore rifiuti della società di consulenza Althesys, presentato a Roma.
Il rapporto denuncia “un grave gap infrastrutturale, che investe tutta la filiera del trattamento e del riciclo rifiuti” e “un quadro normativo complesso, che di fatto blocca l’innovazione e la crescita dell’economia circolare”. Secondo Althesys, in Italia mancano soprattutto gli impianti per trattare la frazione umida, producendo compost e biometano.
“Sviluppare la raccolta differenziata e il riciclo è basilare – spiega Alessandro Marangoni, ad di Althesys – , ma serve ragionare sull’intera filiera del waste management. Una volta raccolti i materiali riciclabili e i rifiuti organici, servono gli impianti per trattarli e valorizzarli. Servono anche termovalorizzatori per recuperare energia dai rifiuti non recuperabili altrimenti, distribuiti in modo coerente con i fabbisogni sul territorio, in modo da limitare gli impatti ambientali, sia dello smaltimento in discarica, o peggio illegale, sia del trasporto dei rifiuti su lunghe distanze. Serve, insomma, quella pianificazione strategica che è sempre mancata nel nostro Paese”. Anche perché, nonostante le difficoltà, il settore conta oggi 11 miliardi di euro di valore delle produzioni, con un incremento del 3% delle tonnellate di rifiuti raccolte rispetto al 2016 e una percentuale di raccolta differenziata passata dal 53,4% al 56,6%. Tuttavia, a fronte del dinamismo delle maggiori aziende e dell’evoluzione verso la circular economy, l’ultimo anno ha visto un sostanziale immobilismo delle policy nazionali.
“Come evidenziato nel Rapporto WAS - Waste Strategy - prosegue Marangoni, - in uno scenario al 2030 i maggiori squilibri tra la produzione di rifiuti urbani, il fabbisogno di termovalorizzatori e la gestione della frazione umida si riscontreranno certamente al centro sud, ma lo sforzo deve andare su più fronti sinergici fra di loro. Dal forte aumento della qualità e della quantità di raccolta differenziata e del riciclo, agli investimenti in nuova capacità di termovalorizzazione, al trattamento dell’organico e alla valorizzazione delle matrici riciclabili. Serve insomma quella capacità di pianificazione strategica che finora è mancata all’Italia, con una strategia nazionale di medio periodo.”
Tra i più necessari, gli impianti per trattare la frazione umida, sia per produrre compost che biometano. Nel caso in cui, pur centrando gli obiettivi europei del 65% di riciclo dei rifiuti urbani al 2030 il Paese non riesca a ridurre la produzione procapite, occorreranno - secondo i calcoli del WAS - 56 nuovi impianti di trattamento dei rifiuti organici. Se invece l’intera Italia arrivasse agli standard attuali di riduzione dei rifiuti del Veneto (molta raccolta differenziata e bassa produzione procapite) ci sarebbe comunque bisogno di nuovi impianti di compostaggio, circa 16. In tutti e due i casi, la raccolta differenziata e il riciclo spinti abbasserebbero il fabbisogno nazionale di inceneritori. Che possono invece essere necessari in regioni, come la Sicilia, dove oggi mancano totalmente. Infatti, sempre proiettando i calcoli degli impianti necessari al 2030, nello scenario a bassa produzione di rifiuti, l’isola per essere autonoma avrebbe bisogno di capacità per oltre 1 milione di ton.