Top Utility Analysis: corrono gli investimenti, +6,8%. La migliore è la toscana Acque
L'insieme delle 100 più grandi utility italiane fattura 125 miliardi di euro, coprendo nel 2013 oltre il 52% dell'elettricità prodotta in Italia, il 66% dell'acqua potabile erogata e il 36% dei rifiuti. Marangoni: “Utilities vivaci nonostante la crisi”. Meglio di tutti in Italia è Acque S.p.A. Per sostenibilità vince Hera, per comunicazione il gruppo Cap, per tecnologia A2A, per performance operative Contarina
Il piano del Governo Renzi per dare alle aziende di servizi pubblici locali più efficienza economica e un servizio migliore ai cittadini trova un settore in lieve crescita, con capacità di investire in impianti e in tecnologia, più vicino ai consumatori. Emerge dalla terza edizione del rapporto Top Utility Analysis presentato oggi che ha preso in esame le maggiori 100 utility pubbliche e private italiane attive nel gas, luce, acqua e rifiuti. La migliore azienda in assoluto è Acque, del Basso Valdarno, (in finale con Aimag, Hera, Marche Multiservizi e Nuove Acque).
Ecco il risultato delle valutazioni: oltre alla graduatoria assoluta, prima per sostenibilità è Hera di Bologna (finalista con Acea, Acque, Iren e Marche Multiservizi), primo per comunicazione è il gruppo Cap della provincia di Milano (con A2A, Acea, Acque ed Hera), prima per tecnologia e innovazione è A2A (con Acqua Novara Vco, Acque del Chiampo, Aimag e Metropolitana Milanese), prima per performance operative è la trevigiana Contarina (con Atena, Etra, Lario Reti e Toscana Energia).
Guarda qui le video-interviste realizzate al convegno.
Il report esamina il quadro economico e la situazione finanziaria dell'ultimo triennio, la gestione operativa, la comunicazione, la sostenibilità sociale e ambientale, il rapporto con i consumatori e con il territorio, il patrimonio tecnologico e l'innovazione per valutare in un'ottica integrata di sostenibilità economica, finanziaria, sociale e ambientale le performance delle principali utility attive sul territorio italiano, evidenziandone eccellenze, criticità e tendenze di fondo.
“L'analisi fotografa un settore ancora molto eterogeneo in Italia”, spiega Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys e coordinatore del gruppo di ricerca Top Utility “. “Il nostro studio, che considera congiuntamente sia i profili economico-finanziari che quelli di sostenibilità, comunicazione, tecnologia e di rapporto con i consumatori, evidenzia come accanto ai grandi gruppi, ormai di dimensioni sovra regionali o nazionali, vi è una molteplicità di realtà piccole e piccolissime, con differenze di business, solidità e risultati molto differenti. Ma la linea di tendenza è chiara: crescono le dimensioni e aumenta l'efficienza, sebbene ci sia ancora strada da fare perché il settore abbia una struttura simile a quella degli altri Paesi europei”.
La carta d’identità del settore - Il sistema dei servizi pubblici locali ha un ruolo fondamentale. Il fatturato sviluppato dalle 100 aziende più grandi rappresenta il 7,7% del Prodotto interno lordo italiano 2013. I loro servizi condizionano la competitività delle imprese e il benessere dei cittadini. Fanno parte del settore utility imprese di grandi dimensioni a fianco di piccole e medie aziende locali (il 53% fattura meno di 100 milioni). L'insieme delle 100 più grandi utility italiane copre nel 2013 oltre il 52% dell'elettricità prodotta in Italia, il 66% dell'acqua potabile erogata e il 36% dei rifiuti.
Nel 2013 le 100 Top Utility hanno visto un calo leggero dei ricavi complessivi (125,1 miliardi di euro, -1,3%) e un aumento degli investimenti (5,7 miliardi, +6,8%).
Chi sale e chi scende - Dal punto di vista dei risultati economici, sono sopra la media le aziende del comparto energetico, mentre le aziende di gestione dei rifiuti sono gravate soprattutto dai costi del personale. Le aziende idriche hanno il miglior rapporto tra EBTIDA e ricavi (22,4%), seguite dalle multiutility (17,1%) e dalle energetiche (15,1%).
Il calo del giro d’affari, dovuto alla crisi dei consumi, ha riguardato soprattutto i principali gruppi energetici e alcune grandi multiutility del Nord.
Investire nel futuro: + 6,8% - Nonostante la lieve flessione dei ricavi, nel 2013 gli investimenti tecnologici delle Top Utility sono aumentati del 6,8% rispetto al 2012, portandosi a un valore di circa 5,7 miliardi di euro. L'investimento totale nel comparto energetico è stato di 3,3 miliardi, mentre le multiutility hanno contribuito per il 27,2%. Il settore idrico e i rifiuti investono nel complesso 823 milioni.
Piccole aziende crescono -La tendenza affianca alle grandi utility stabilmente in alto anche una serie di medie e piccole realtà, grazie a ottimi risultati della gestione operativa, a una particolare considerazione per la sostenibilità, all'attenzione ai clienti e al territorio. Ricavi stabili o in crescita per le aziende medio piccole dei comparti ambientali (servizio idrico integrato e rifiuti).
Più riciclo di rifiuti, si perde un terzo dell’acqua potabile - I risultati delle aziende di nettezza urbana sono superiori alla media, con una percentuale di raccolta differenziata che raggiunge il 49%. Il settore dell’acqua invece rileva perdite medie attorno al 35%, soprattutto al Sud (50%) mentre il Nord è vicino agli standard europei, indicando la necessità di investire di più sulle condutture, sebbene una parte consistente delle perdite sia di natura amministrativa. Ma il dato sulle perdite può essere anche condizionato dal maggior rigore nelle rilevazioni statistiche conseguente all'avvento dell'AEEGSI. Le perdite in Gran Bretagna sono il 19%, in Danimarca il 10% e in Germania il 7%.
Clienti soddisfatti, ma non tutte le aziende sono trasparenti - Il livello di customer satisfaction (soddisfazione dei cittadini) è pari all'83,92% con un numero particolarmente ridotto di reclami. I tempi di attesa per la risposta dei call center, ad esempio, sono diminuiti da 89 a 75 secondi. A fianco a molti casi di eccellenza, vi sono però ancora aziende, soprattutto alcune di minori dimensioni, che mancano di trasparenza, non pubblicando adeguate informazioni sulle proprie attività e risultati e che necessitano ancora di uno sforzo nella comunicazione agli stakeholder.