Animalìe. Il Veneto multa chi disturba caccia e pesca
La Lombardia chiede info sulle deroghe. Un gruppo di parlamentari contesta le sanzioni: colpirebbero chi, lavorando o dedicandosi ad attività di svago, dà fastidio ai cacciatori
La legge regionale veneta, proposta dal consigliere Sergio Berlato (Fdi), che prevede sanzioni dai 600 ai 3.600 euro per chi disturba cacciatori o pescatori, non contiene passaggi incostituzionali. Lo evidenzia il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti, rispondendo lo scorso 31 marzo ad un'interrogazione delle senatrici Silvana Amati (Pd), Laura Puppato (Pd) e Manuela Granaiola (Articolo 1-Mdp).
Il Governo, dicono, avrebbe dovuto ricorrere contro la legge veneta perché prevede "un'estrema discrezionalità o meglio arbitrarietà, contenuta nell'applicazione del sistema sanzionatorio", e potrebbe portare a multe per "cittadini impegnati in normali attività lavorative sul territorio o in attività ludiche assai diffuse, a cui, a norma di Costituzione, ogni italiano ha diritto, senza doversi preoccupare di ledere con la propria presenza l'attività venatoria o piscatoria", sostengono le tre senatrici nella loro interrogazione.
Nel frattempo in Lombardia l'assessore regionale all'Agricoltura Gianni Fava è intervenuto sull'esercizio delle deroghe previste dall'articolo 9 della direttiva 2009/147/Ce, nota anche come Direttiva uccelli. La Giunta vuole attivare la procedura di deroga, di cui all'articolo 9 della direttiva e ai sensi dell'articolo 19 bis della legge 157/92, per autorizzare il prelievo venatorio delle specie storno, fringuello e peppola, nonché la cattura di esemplari delle specie tordo bottaccio, tordo sassello, cesena e merlo da utilizzare come richiami vivi. L'attivazione della procedura fa seguito anche alle comunicazioni pervenute dal ministro dell'Ambiente che nel corso del 2016 ha confermato alle Regioni la possibilità dell'attivazione del meccanismo delle deroghe pur nel rispetto di tutte le condizioni previste dalla Direttiva Uccelli.