Clima/1 - L’aumento delle temperature colpirà prima l’Europa
Il Progetto Impact2C indica tra il 2030 e il 2050 l’arco di tempo entro il quale la Terra raggiungerà la soglia dei 2 gradi di aumento.
Quando l’aumento globale delle temperature rispetto ai livelli preindustriali sarà di 1,5 gradi, in Europa avrà già raggiunto i 2 gradi. La maggiore sensibilità del Vecchio Continente all’innalzamento del termometro emerge dal progetto europeo Impact2C, finanziato dalla Commissione Ue e composto da un team di esperti di 30 centri di ricerca internazionali che, usando gli ultimi scenari di cambiamento climatico, lavorano per valutare gli impatti del riscaldamento globale su settori chiave come l’energia, l’agricoltura, la salute e la gestione delle acque.
Presentato a Roma nella sede dell’Enea e illustrato al summit Onu sul clima in corso a Varsavia, il progetto indica tra il 2030 e il 2050 l’arco di tempo entro il quale la Terra raggiungerà la soglia dei 2 gradi di aumento. Un periodo più breve non è al momento prevedibile, perché a incidere sono una serie di fattori come il mix energetico, l’aumento della popolazione e anche lo sviluppo tecnologico che potrebbe portare, per esempio, a nuovi sistemi di produzione con meno emissioni di CO2.
Quello che appare certo, tuttavia, è che l’Europa segnerà +2 gradi in anticipo rispetto alla media mondiale. Le conseguenze - spiega Paolo Ruti, responsabile del Laboratorio di modellistica climatica e impatti dell’Enea - saranno ad esempio '‘periodi di siccità più forti e intensi nella fascia mediterranea in estate, ma anche un aumento delle precipitazioni in inverno sulla Scandinavia e sulle coste britanniche”.
Obiettivo del progetto è “dare informazioni utili a chi deve pianificare e gestire il territorio”, sottolinea Ruti. Tra gli aspetti fondamentali - evidenzia Daniela Jacob, coordinatrice di Impact2C, vicedirettrice del Climate service centre di Amburgo e coautrice del quinto rapporto di valutazione dell’Ipcc - c’è “l’individuazione di aree europee impreparate al cambiamento climatico, perché finora non hanno mai dovuto fronteggiare eventi climatici estremi”.