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Il disastro di Tonga e il petrolio. Lo tsunami colpisce una petroliera italiana, marea nera in Perù

where Lima (Perù) when Lun, 24/01/2022 who roberto

La nave Mare Doricum degli armatori D’Amico è stata sorpresa dall’onda anomala durante lo scarico del greggio alla raffineria della Repsol. Allarme ambientale

La devastante esplosione del vulcanotonga.jpg di Tonga in mezzo all’Oceano Pacifico ha provocato - come noto - uno tsunami, un’onda anomala, che ha colpito la petroliera italiana Mare Doricum della compagnia Fratelli D’Amico durante lo scarico del greggio alla raffineria della Repsol in Perù, causando una grave dispersione di petrolio davanti alle coste. Ed è allarme ambientale. La marea nera è arrivata alla costa all’altezza di Barranca, inquinando 1,8 milioni di metri quadri di spiaggia e 7,13 milioni di metri quadri di superficie dell’oceano. Forte l’impegno delle autorità, delle imprese e dei volontari per frenare l’onda nera. Secondo la compagnia petrolifera Repsol, circa 1.400 persone hanno lavorato nelle aree colpite, aiutate anche da personale dei comuni di Ventanilla e Ancón.
Nel frattempo, ambientalisti e centinaia di persone tra commercianti, camionisti e pescatori hanno tenuto un sit-in a Santa Rosa e di fronte alla sede locale della società Repsol per protestare contro l'inquinamento.
 
L’onda anomala
Secondo il rapporto preliminare dell'Osinergmin, l’ufficio statale dell’energia e delle attività minerarie, la dispersione del greggio in mare al largo di Ventanilla è dovuta alla rottura improvvisa del sistema di scarico del petrolio in alto mare al terminal multiboa Multiboyas numero 2 a causa di un improvviso movimento della petroliera Mare Doricum degli armatori D’Amico avvenuto il 15 gennaio verso le 17 del pomeriggio. Secondo Repsol la causa è l’onda anomala dell’esplosione di Tonga. Il Terminal Multiboyas n. 2, dove si è verificato il deflusso incontrollato di petrolio, è uno dei quattro che Repsol ha installato al largo della costa della raffineria di La Pampilla. Ogni Terminal Multiboya è progettato per lo scarico di idrocarburi dalle petroliere. Ha una condotta sottomarina di 4.500 metri di lunghezza e 34 pollici di diametro, oltre a due treni di tubi subacquei con una valvola a farfalla. Ogni terminal contiene 5 boe di ormeggio. "Si ipotizza che l'evento sia stato causato dalla rottura delle spie di sicurezza con il Terminal Multiboyas n. 2, che avrebbe generato un movimento improvviso della nave, compromettendo così l'integrità del sistema di scarico sottomarino", spiega il rapporto Osinergmin. A seguito della rottura delle spie di serraggio, "si presume che sia stata generata una fessura nel collegamento del Plem (Pipeline End Manifold) con il treno di tubi di trasferimento (di greggio), che potrebbe essere confermata dall'ispezione e dall'analisi del guasto corrispondente". La prima denuncia della Repsol parlava di una dispersione di 0,16 barili di petrolio, pari a 2,5 metri quadri di mare; ora si stima che sarebbero finiti in acqua oltre 6mila barili.
 
Le indagini
La Commissione per la scienza, l'innovazione e la tecnologia e la Commissione dei Popoli e dell'Ambiente e dei Cambiamenti Climatici hanno aperto indagini.
Il governo del Perù ha ordinato al comandante della petroliera italiana di non lasciare la sua posizione al largo del porto di El Callao.
La presidente del consiglio dei ministri, Mirtha Vásquez, riferisce il quotidiano La Republica di Lima, ha ricordato che sono in corso indagini per determinare le cause e le responsabilità dell'inquinamento prodotto da una marea nera che riguarda complessivamente tre chilometri quadrati di mare e costa peruviani.
Nel caso volesse abbandonare la sua posizione, ha precisato Vásquez, l'armatore dovrebbe depositare una cauzione di 150 milioni di nuovi sol (circa 34 milioni di euro).
 
Per i dettagli: https://www.france24.com/en/live-new...

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