Incendi a Milano. Indaga la Direzione Antimafia: c’entra il traffico di rifiuti?
Al vaglio le ipotesi di collegamento con un episodio analogo avvenuto nel pavese, che ha portato all’arresto di sei persone
Il maxirogo divampato domenica scorsa nel capannone della Ipb Italia in zona nord di Milano, vicino a Quarto Oggiaro, con fumi e odori che hanno invaso varie zone della città, è al centro dell’attenzione della Direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci, competente sul reato di traffico illecito di rifiuti.
In Procura, tra l'altro, allo stato sono aperti più fascicoli sull'incendio di tre giorni fa e anche su quello che si è sviluppato in un'altra azienda di stoccaggio rifiuti a Novate Milanese il giorno dopo, a poche ore e a pochi chilometri di distanza. In Procura ci sono state diverse riunioni tra i pm che seguono i diversi filoni di indagine. Si tratta del pm Donata Costa, che ha sequestrato l'area di Quarto Oggiaro e indaga per incendio doloso per arrivare ad individuare chi abbia appiccato il fuoco, del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano del pool “Ambiente, salute e lavoro” competente sui reati di gestione e smaltimento illecito di rifiuti, che ha sequestrato l'area dei due capannoni di Novate Milanese, e dell'aggiunto Dolci con la collega Silvia Bonardi. Proprio il pm Bonardi, titolare di un'indagine che nei giorni scorsi ha portato a sei arresti per un rogo nel Pavese lo scorso gennaio, sta verificando eventuali e possibili collegamenti tra indagini per traffico illecito di rifiuti, settore in mano alle mafie, e i due roghi dei giorni scorsi.
Intanto l'assessore all'Ambiente del Comune di Milano, Marco Granelli, dopo il sopralluogo effettuato in via Chiasserini, nella zona tra il quartiere Bovisasca e Quarto Oggiaro, ha cercato di rassicurare gli abitanti in merito alle emissioni inquinanti. "Arpa sta facendo tutti i rilievi e risulta che non ci sono sostanze tossiche nei fumi sopra i livelli ordinari. Cioè non c'è benzene e non ci sono inquinanti, e questo ci rassicura; però è chiaro che l'odore c'è e sappiamo anche che, quando brucia la plastica, si produce diossina, quindi meno tempo di esposizione c'è e meglio è per tutti".