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Quelli del no. La Sima (medicina ambientale) contro l’uso del Css nei cementifici

where Milano when Mar, 19/04/2022 who roberto

La norma del decreto Energia per cercare fonti alternative al metano russo “rappresenta un grave pericolo per la salute umana”

Il Governo, alla ricerca di energia css.jpgnon dipendenti dall’import dalla Russia, ha aumentato la quantità di combustibile solido secondario (Css) utilizzabile nei cementifici in sostituzione del coke petrolifero. Ciò “rappresenta un grave pericolo per la salute umana, e per tale motivo chiediamo a Governo e Parlamento di fare marcia indietro su una misura che mette a rischio l’ambiente e i cittadini”, afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima).
 
Emissioni ridotte
Le norme sul Css consentono l’uso di una frazione selezionata di rifiuti combustibili in sostituzione di prodotti petroliferi più impattanti. Il materiale usato deve essere certificato e deve seguire alcuni standard di qualità. Inoltre, gli impianti di utilizzo del Css, in genere cementifici, devono garantire emissioni assai più basse rispetto ai normali impianti di combustione che fanno ricorso a combustibili fossili, e di conseguenza le emissioni devono essere portate al livello molto più rigoroso delle emissioni consentite ai termovalorizzatori e devono essere sottopose agli stessi controlli. Il Css consente di ridurre le emissioni rispetto ai cementifici che usano combustibili fossili.
 
Conferma la Sima
“La combustione di rifiuti o assimilati all’interno dei cementifici fa passare questi impianti in maniera automatica da una classificazione come industrie insalubri di seconda classe ad un livello di industrie insalubri di prima classe al pari degli inceneritori, secondo il vigente Testo Unico delle Leggi sanitarie”.
Secondo il presidente dell’associazione, Alessandro Miani, “i cementifici sono pressoché gli unici altri impianti – oltre a quelli chimici, alle centrali termoelettriche alimentate da combustibili fossili ed alle acciaierie – presenti nell’elenco delle 620 industrie fonte di maggiore impatto ambientale e sanitario in Europa”.
 
Il problema dei controlli
L’associazione lancia l’allarme sull’inadeguatezza dei controlli ambientali in Italia. “Le Agenzie regionali per la protezione ambientale (sempre sotto organico) in genere riescono ad effettuare solo sporadiche rilevazioni, affidandosi di fatto ai sistemi di autocontrollo delle stesse aziende. Quel che continua a mancare, soprattutto a livello locale e regionale, è una lettura sanitaria dei dati ambientali – le cui soglie di riferimento non corrispondono a limiti di sicurezza sanitari – che può facilmente realizzarsi da parte delle competenti autorità analizzando i flussi di dati di accesso alle strutture sanitarie a fronte delle concentrazioni di polveri sottili ed altri inquinanti rilevate dalle centraline”.

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