Nucleare. Via libera alla disattivazione della centrale di Latina
Decreto di autorizzazione all’impianto atomico Sogin dopo la decisione dell’ispettorato Isin
L’ispettorato sulla sicurezza nucleare Isin ha espresso parere positivo al piano della Sogin per smantellare la centrale atomica di Latina e il ministero dello Sviluppo economico ha emanato il decreto di autorizzazione della disattivazione. La disattivazione della centrale di Latina va ad aggiungersi ai programmi già in atto per le altre tre ex centrali nucleari (Garigliano, Trino e Caorso).
Una centrale nata nel 1958
La centrale di Latina, equipaggiata con un reattore Gcr Magnox a gas moderato a grafite, della potenza di 210 megawatt elettrici, è stato il primo impianto nucleare per la produzione di energia elettrica in Italia. Costruita dall’Eni all’inizio del 1958, dopo appena 5 anni, nel maggio 1963, ha iniziato a produrre energia, con una potenza elettrica di 210 MWe che l’ha resa, all’epoca dell’entrata in esercizio, la centrale nucleare più grande d’Europa. È stata fermata nel 1987, all’indomani del referendum. Nella sua vita ha prodotto complessivamente 26 miliardi di chilowattora di energia elettrica.
Il piano di smantellamento
L’autorizzazione è stata emanata sulla base del parere formulato dall’Isin in esito all’istruttoria tecnica condotta tenendo conto delle osservazioni delle altre Amministrazioni e degli esiti della consultazione pubblica. L’atto fissa condizioni e prescrizioni che regolano l’esecuzione delle operazioni di una prima fase della disattivazione, denominata “Fase 1- Riduzione dell’impianto”, finalizzata alla messa in sicurezza di tutti i rifiuti radioattivi pregressi o prodotti dallo smantellamento di strutture, sistemi e componenti dell’impianto nonché la riduzione nella dimensione esterna dell’edificio reattore nel quale, a sua volta, rimane confinata all’interno del nocciolo la grafite radioattiva. Tali operazioni vanno ad aggiungersi a quelle preliminari già realizzate o in corso di attuazione nell’impianto.
Le principali attività previste riguardano lo smantellamento dei sei boiler, per un peso complessivo di oltre 3.600 tonnellate, e l’abbassamento dell’altezza dell’edificio reattore da 53 a 38 metri, che modificherà lo skyline del sito. Saranno, inoltre, smantellati edifici e impianti ausiliari. Tali operazioni vanno ad aggiungersi a quelle già realizzate o in corso nell’impianto. Al termine, i rifiuti radioattivi, pregressi e prodotti dal decommissioning, saranno stoccati in sicurezza sul sito, sia nel nuovo deposito temporaneo, sia in alcuni locali dell’edificio reattore appositamente adeguati così da non realizzare ulteriori strutture.
La conclusione della prima fase del decommissioning è prevista nel 2027, per un valore complessivo delle attività di 270 milioni di euro.
Tutte le operazioni autorizzate dal Decreto avverranno sotto la vigilanza dell’Isin, che provvederà alla verifica tecnica e all’approvazione degli specifici progetti di disattivazione rilevanti per la sicurezza nucleare e la radioprotezione.
Lo stoccaggio delle scorie
Per le incertezze temporali riguardanti la disponibilità del Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, destinato anche allo stoccaggio a lungo termine della grafite radioattiva della centrale, la strategia di disattivazione prevede una successiva seconda fase - denominata “Fase 2 - Smantellamento dell’Isola Nucleare all’atto della disponibilità del Deposito nazionale” - che si concluderà con il rilascio del sito privo di vincoli di natura radiologici. Per tale Fase 2, la Sogin dovrà presentare una nuova istanza di autorizzazione, come previsto dalla normativa vigente. Con la disponibilità del Deposito Nazionale, sarà possibile avviare la seconda e ultima fase con lo smantellamento del reattore a gas grafite. Quando tutti i rifiuti radioattivi saranno conferiti al Deposito Nazionale e i depositi temporanei saranno demoliti, il sito verrà rilasciato, senza vincoli di natura radiologica, e restituito alla collettività per il suo riutilizzo.
Il commento della Sogin
“Siamo soddisfatti - ha dichiarato l’Amministratore Delegato di Sogin, Emanuele Fontani - per l‘emissione di tale decreto, il quinto dopo quelli ottenuti per l’impianto di Bosco Marengo e le centrali di Trino, Garigliano e Caorso. Si tratta di un passaggio cruciale per la chiusura del ciclo nucleare italiano, che ci consente di entrare nel vivo del decommissioning della centrale pontina. Questo provvedimento - ha concluso Fontani - conferma la proficua collaborazione fra i diversi soggetti istituzionali coinvolti nello smantellamento degli impianti nucleari”.