Obama e il cambiamento climatico: non tagliare la CO2 costerà agli Usa 150 miliardi l’anno
Il presidente Usa rilancia la proposta di ridurre le emissioni delle centrali elettriche americane del 30% entro il 2030. Una proposta molto criticata: secondo l'industria e i repubblicani potrebbe tradursi nella chiusura di centinaia di centrali, in un calo della produzione nazionale di carbone e in un aumento dei costi dell'elettricità
Non ridurre adeguatamente l'inquinamento da carbonio che contribuisce al cambiamento climatico costerà agli Stati Uniti 150 miliardi di dollari l'anno. E per ogni decennio di ritardo nell'azione il costo salirà del 40%. E’ questo il nuovo allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Casa Bianca.
I conti dell’amministrazione Obama arrivano mentre il presidente rilancia la proposta di ridurre le emissioni di gas inquinanti delle centrali elettriche americane del 30% entro il 2030. Una proposta molto criticata: secondo l'industria e i repubblicani potrebbe tradursi nella chiusura di centinaia di centrali, in un calo della produzione nazionale di carbone e in un aumento dei costi dell'elettricità. Ma la Casa Bianca respinge le critiche: i costi di lungo termine di una mancata azione saranno più alti delle spese di breve termine. I democratici sostengono la proposta di Obama, mettendo in evidenza l'impatto del cambiamento climatico sul budget federale.
Nell'ultimo decennio le spese federali per siccità, inondazioni e incendi hanno raggiunto livelli record: ”Se si affronta il nodo del deficit, è necessario affrontare anche il cambiamento climatico. Abbiamo la responsabilità di lasciare un paese più forte ai nostri figli e questo vuol dire affrontare il cambiamento climatico per aiutare l'ambiente, l'economia e il bilancio federale” - afferma la commissione budget del Senato.
Invitando alla responsabilità di bilancio, tema cavalcato da alcuni repubblicani, i democratici si augurano di attirare consensi. Una battaglia non facile visto che i repubblicani fanno leva sui posti di lavoro potenzialmente persi se la proposta di Obama dovesse attuarsi. “Obama dichiara guerra all'energia a basso costo con regole che pesano e mandati non realistici. È il momento per gli americani di farsi sentire e inviare un messaggio chiaro, ovvero che non possono permettersi di pagare l'ideologia ambientale di Obama”, mette in evidenza Tim Phillips, presidente di Americans Prosperity, il gruppo dei Tea party sostenuto da Koch Industries.
Il rapporto della Casa Bianca sui costi del cambiamento climatico va ad aggiungersi agli altri sul tema. Secondo uno studio bipartisan sponsorizzato dall'ex segretario al Tesoro Henry Paulson, dall'ex sindaco di New York Michael Bloomberg e dal miliardario democratico Tom Seyer, il cambiamento climatico potrebbe costare agli Stati Uniti miliardi di dollari ed è una minaccia per le aziende americane, che devono trattarlo così come trattano gli altri rischi economici.