Il Plantigrafo. Colpirne uno per salvarne cento
Per la rubrica “Il Plantigrafo” prosegue la collaborazione del naturalista Fabio Chinellato con e-gazette. Il referendum sugli orsi in Trentino dice che se il singolo animale problematico è gestito in modo corretto, monitorato, catturato, spostato o addirittura abbattuto, non si creano le situazioni per la “gestione fai da te”, si aumenta la fiducia nelle autorità cui compete la gestione di una specie complessa e si salvaguarda tutta la popolazione di orsi
di Fabio Chinellato
La Val di Sole è uno dei luoghi più suggestivi delle Alpi: paesaggi dolomitici, piccoli centri abitati e natura mozzafiato, tanto da avere due dei suoi comuni – Dimaro Folgarida e Dimmezzadura – compresi all’interno del Parco Naturale Adamello-Brenta.
In questa valle vivono poco più di 15 mila persone, il comune più popoloso (proprio Dimaro Folgarida) conta 2.200 abitanti. Insomma piccoli centri montani, vita non semplice tra inverni rigidi e le quotidiane difficoltà di chi deve fare qualche passo alpino anche solo per andare e tornare dal capoluogo di provincia.
Domenica 27 ottobre, mentre l’attenzione politica era concentrata sulle elezioni regionali in Liguria, gli abitanti di questa valle sono stati chiamati alle urne per un referendum consultivo. Un referendum molto particolare, di cui francamente non conosco precedenti.
Questo il quesito
Il quesito è stato il seguente: “Ritieni che la presenza di orsi e lupi in zone densamente antropizzate come la Val di Sole, la Val di Pejo e la Val di Rabbi sia un pericolo per la sicurezza, un danno per l’economia e per la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali?”
Il referendum ha avuto un esito che non lascia molto spazio alle interpretazioni: il 98,58% dei votanti ha risposto sì, l’affluenza ha superato il 63%. La maggioranza degli abitanti della Val di Sole ritiene un pericolo per la propria realtà gli orsi (e anche i lupi a quanto pare).
Al netto delle prevedibili reazioni social, comunque limitate dalle contemporanee elezioni regionali liguri e dalle successive, spaventose notizie dell’alluvione nella Comunità di Valencia che hanno sottratto molta attenzione, la domanda che aleggia sul referendum della valle rimane una:
E ora?
E ora
“Gli abitanti della Val di Sole non vogliono gli orsi” titolano riassuntivi i giornali. Ma che cosa può succedere in seguito a questa consultazione?
Nulla. Per lo meno nell’immediato.
Il referendum, come detto, era puramente consultivo. Non ha valore pratico, né potrebbe averne dato che la gestione dei grandi carnivori non può certo avvenire sulla base delle decisioni delle singole valli. Resta però un chiaro segnale politico per l’amministrazione provinciale trentina, che qualche freccia nella faretra decisionale ce l’ha.
C’è però una gran brutta notizia per gli orsi (e per i lupi). Tutti, non solo quelli problematici.
Facciamo un salto in dietro nel tempo, torniamo al 2010.
Siamo al tavolo tecnico che sta portando alla stesura del Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro-orientali (Pacobace per gli amici), si sta scrivendo l’introduzione al capitolo 3: “Criteri e procedure d’azione nei confronti degli orsi problematici e d’intervento in situazioni critiche”.
Da poco si è proceduto con la reintroduzione dei primi esemplari di orso nell’area dell’Adamello-Brenta, serve capire come gestire la specie nella speranza che un giorno, magari in qualche decennio, si possa raggiungere una consistenza di popolazione significativa. Bisogna pensare a come gestire eventuali situazioni problematiche.
Si scrive una premessa:
“In tutte le zone in cui orso e uomo convivono si verificano conflitti, che possono essere più o meno rilevanti a seconda dei differenti contesti socio-economici e ambientali. Tali conflitti possono ridurre l’accettazione degli orsi da parte dell’uomo, a volte compromettendo fortemente le probabilità di persistenza della specie”.
Riassumo per punti:
Dove orso e uomo convivono nascono conflitti.
I conflitti possono portare al rifiuto della presenza dell’orso da parte delle persone.
Se questo avviene si può compromettere la sopravvivenza della specie.
Da questo l’ovvia e banale conclusione: i conflitti vanno risolti.
Abbattere per salvare
Come? Il Pacobace individua quali possono essere i conflitti (atteggiamenti pericolosi da parte di un orso) e di conseguenza quali misure si possono prendere. Si va da quelle più leggere sino alla più pesante: eliminazione dell’individuo problematico dall’ambiente (tramite captivazione permanente o abbattimento).
Ma non è un controsenso abbattere un animale che si dichiara di voler salvaguardare? Il Pacobace non è un piano di conservazione?
In realtà non è un controsenso, perché l’obiettivo della tutela non è il singolo animale, ma l’intera popolazione.
Gli abitanti della Val di Sole, è bene ricordarlo, non hanno lo stesso grado di coinvolgimento di cittadini come me, che abitano ad almeno un’ora di auto dai luoghi in cui vivono gli orsi e che sono innamorati di questo meraviglioso animale; stiamo parlando di persone che abitano lì, che frequentano con i loro parenti e amici quelle zone quotidianamente. Queste persone possono avere, comprensibilmente, paura. Specialmente se gli episodi di aggressione o di incontri ravvicinati aumentano (come normale che sia con l’aumentare della popolazione).
Qui interviene il principio del Pacobace:
Se le autorità – locali e nazionali – che hanno il dovere di gestire questa situazione non fanno nulla (oppure fanno, poi disfano, poi intervengono i tribunali, poi si blocca tutto), il cittadino ci pensa da solo: prende la carabina e “risolve il problema” per conto suo. Ma lo fa senza le conoscenze corrette, e lo farà nei confronti di tutti gli orsi che troverà, non solo nei confronti dell’individuo problematico. Il risultato sarà una caccia alle streghe che comporterà il concreto rischio di perdere tutta la popolazione, compresi gli individui che di avvicinarsi all’uomo non ci pensano proprio.
Viceversa, se il singolo individuo problematico viene gestito (monitorato, catturato, spostato o addirittura abbattuto) in maniera corretta, non si creano le situazioni per la “gestione fai da te”, si aumenta la fiducia nelle autorità cui compete la gestione di una specie complessa e, a conti fatti, si contribuisce a salvaguardare un’intera popolazione.
Oggi siamo a una presa di posizione netta da parte degli abitanti di una valle. Che cosa succederà nel concreto?
Le autorità (tutte) si metteranno a lavorare seriamente per risolvere i conflitti? Qualcuno si metterà a “togliere dalle spese” qualunque orso capiti a tiro, forte di un consenso non trascurabile?
Difficile dirlo, di certo non tira una buona aria per gli orsi.
Per nessun orso.