L’Italia è lontana dall’obiettivo europeo sull’efficienza
Lo ha detto Dario Di Santo, direttore Fire, la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia, nel corso di un convegno dedicato all’energy management
"L’efficienza energetica è conveniente, ma nella realtà è l’unico pilastro della politica europea del 20-20-20 lontano dall’essere raggiunto”. Lo ha detto Dario Di Santo, direttore Fire, la federazione italiana per l’uso razionale dell’energia, nel corso di un convegno dedicato all’energy management che ha fatto il punto sulla realtà italiana e sulle sue problematiche gestionali e anche finanziarie. Illustrando la direttiva europea sull’efficienza energetica, Di Santo ha sottolineato “la mancanza di un target obbligatorio specifico” ma anche il fatto che per raggiungere gli obiettivi europei richiesti “è necessario il ricorso al sostegno pubblico e ad un approccio sistemico”.
“Non basta che sia conveniente, perché purtroppo – ha fatto notare – l’efficienza rimane ancora oggi in buona parte sconosciuta, nonostante l’aumento di sensibilità degli ultimi anni. La direttiva in fase di recepimento offre un’ottima leva per conseguire i risultati sperati, ma occorre una visione strategica che, al momento, alla classe politica sembra mancare, come dimostrano gli sconti offerti agli energivori che frenano l’efficienza energetica, ossia l’unica soluzione strutturale per le imprese all’aumento dei costi”.
La direttiva - ha quindi aggiunto - va a toccare degli aspetti importanti, promuovendo ad esempio gli acquisti intelligenti nell’amministrazione, l’obbligo di realizzare diagnosi nelle grandi imprese e il modello Esco con finanziamento tramite terzi. Altra novità è l’utilizzo intelligente delle risorse e la spinta verso i sistemi di gestione energia.
Figura chiave è anche l’energy manager. “Oggi in totale sono 2.736, ma è indicativo come a livello di P.A. solo due amministrazioni centrali, 7 regioni su 20, 43 province su 110, 7 su 10 città metropolitane, 36 comuni capoluogo su 110 e 69 comuni abbiano nominato l’energy manager. In altre parole - ha concluso - su un ente che nomina ce ne sono almeno 10 che non lo fanno, un aspetto che non aiuta certo nell’attuazione della spending review”.