Analisi. Il giacimento Zohr dell’Eni in Egitto cambia la diplomazia
Potrebbe saltare il piano di Israele e Usa per legare a sé l’Egitto con una fornitura di gas israeliano. In gioco anche Cipro
Il giacimento supergigante Zohr, scoperto dall’Eni al largo della costa egiziana, “potrebbe capovolgere la diplomazia energetica in Medio Oriente”. Lo scrive il quotidiano New York Times, il quale ricorda che Zohr “potrebbe essere la più grande scoperta di gas nel Mediterraneo e uno dei maggiori giacimenti al mondo” e aggiunge che “la scommessa dell’Eni ha funzionato”.
Secondo l’articolo, il giacimento Zohr “sta già illuminando le prospettive dell'economia egiziana, che è stata oscurata da una carenza di energia e da anni di disordini politici. Come per tante altre cose, in Medio Oriente, la scoperta del giacimento ha ripercussioni geopolitiche. E ha spinto l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, nel ruolo di shuttle diplomatico”.
L'Egitto diventerebbe indipendente negli approvvigionamenti di energia e potrebbe rinunciare all’accordo di fornitura da Israele, Paese che sta sviluppando simili scoperte al largo delle sue coste e che aveva in programma un grande metanodotto per alimentare l’Egitto, su pressione degli Stati Uniti.
Il giacimento scoperto dall'Eni potrebbe mettere in pericolo le ambizioni di Israele di sfruttare il proprio giacimento Leviathan per legare a sé l’Egitto, direzione nella quale preme l’amministrazione Usa. Israele difatti è già autosufficiente per quanto riguarda il gas naturale grazie a un giacimento più piccolo - Tamar, scoperto nel 2009 - gestito dalla Noble Energy, la stessa compagnia statunitense che nel 2010 aveva scoperto Leviathan, da destinare all’esportazione.
Claudio Descalzi ha incontrato di recente il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, e nei giorni scorsi ha visitato Gerusalemme, nel tentativo di convincere il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad appoggiare possibili accordi congiunti fra l’Eni e Israele per i giacimenti di metano. In questo modo i due Paesi Egitto e Israele potrebbero diventare non uno dipendente dal metano dell’altro ma invece alleati nel rifornire di energia l’Europa.
Non basta. Il complesso di giacimenti egiziani e israeliani dovrebbe comprendere anche le scoperte incredibili che si annunciano poco lontano, a Cipro, isola che fa parte dello stesso plesso geologico. Insieme, i tre Paesi possono diventare un grande polo energetico nel Mediterraneo orientale che cambierebbe gli scenari della geopolitica dell’energia.
Sul New York Times il ministro egiziano del Petrolio, Tarek el-Molla, ha delineato uno scenario simile: “L'Egitto può svolgere un ruolo strategico per quanto riguarda le scoperte di gas nella regione del Mediterraneo orientale”. È improbabile che la scoperta Zohr possa avere ripercussioni per le compagnie internazionali che operano in Egitto e per quelle che producono gas in Israele, ha detto el-Molla per tranquillizzare Israele e Usa.