In Europa la domanda di energia indietro di 20 anni. Ma l’Aie prevede…
L’Eurostat fa il bilancio del 2013: consumi tornati a metà anni ’90. Italia record tra i grandi importatori con il 76,9%
Continua il crollo dei consumi energetici in Europa, che nel 2013 scende ai livelli dell’inizio degli anni Novanta, portando la dipendenza energetica Ue al 53%. Sono le stime dell’Eurostat, l’istituto di statistica dell’Unione europea. L’Italia, nonostante prosegua anch’essa la discesa dei consumi, resta sopra i livelli del 1990 ma – rileva l’Eurostat - si piazza come il maggiore importatore di energia (76,9%) tra i primi cinque paesi consumatori.
Le stime Aie - Da Bruxelles a Parigi, dove ha sede l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia dell’Ocse. Il recente calo dei prezzi petroliferi “avrà solo un impatto marginale sulla crescita della domanda globale per il resto del decennio”, per cui si prevede un “marcato rallentamento rispetto al passo normale mostrato prima della crisi del 2008-2009, a 1,1 milioni di barili al giorno per anno”. Lo scrive l'Aie nel rapporto di medio termine sul petrolio. La crescita della domanda dovrebbe però comunque guadagnare slancio rispetto ai recenti bassi livelli, visto che l'economia globale lentamente migliora, anche se più piano del previsto. La previsione attuale è che “sia superiore agli aumenti nella produzione di circa un milione di barili al giorno, generando un equilibrio molto più serrato per l'inizio del prossimo decennio”. Prezzi del petrolio più bassi - scrive l'Aie - possono inoltre aumentare il rischio di disordini politici nei Paesi in cui la spesa sociale richiede elevate esportazioni di petrolio e le entrate fiscali sono insufficienti a compensare la scarsità di fondi. I prezzi contenuti possono però generare anche un rischio al rialzo perché per i Paesi produttori, esportazioni e introiti fiscali inferiori sono un incentivo a massimizzare la produzione e stimolarne la crescita, nel tentativo di compensare con i volumi la perdita di ricavo per barile.
Nuovi ribassi? - Il crollo delle quotazioni petrolifere potrebbe non aver ancora toccato il fondo e potrebbe proseguire prima della ripresa attesa a fine anno, in virtù di un'ampia offerta sul mercato che potrebbe spingere le scorte verso i massimi storici entro l'estate. È il quadro del nuovo bollettino mensile dell'Aie. Ci vorrà inoltre tempo perché il calo generalizzato degli investimenti dovuto al tonfo dei prezzi abbia un impatto di rilievo sulla produzione.