Gasdotti – Putin “salda” il tubo del South Stream. Al via i lavori della pipeline che arriverà a Tarvisio
La cerimonia si è tenuta ad Anapa, sul Mar Nero, da dove prenderà il largo il tratto off-shore del gasdotto che riemergerà dopo oltre 900 km a Varna, in Bulgaria, per poi attraversare Serbia, Ungheria, Slovenia e fare capolino per 11 km in territorio italiano
È stato Vladimir Putin a tenere a battesimo l'avvio dei lavori del South Stream, il gasdotto di 2.300 km che porterà direttamente il metano russo in Europa bypassando l'Ucraina, dove oggi transita ancora l'80% delle forniture destinate al vecchio continente.
La cerimonia simbolica, consistente nella saldatura di un tubo in una stazione di compressione, si è svolta nella regione di Krasnodar, ad Anapa, la Rimini del
Mar Nero, una ex colonia prima greca, poi genovese, da dove prenderà il largo il tratto off-shore del gasdotto: la pipeline riemergerà dopo oltre 900 km a Varna, in Bulgaria, per poi attraversare Serbia, Ungheria, Slovenia e sbucare al Tarvisio (con 11 km in territorio italiano), rifornendo da qui l'Europa centro-orientale. È stato invece cancellato il secondo ramo, che dalla Grecia sarebbe dovuto arrivare in Puglia.
All'evento sono stati invitati alti esponenti ministeriali dei vari Paesi europei interessati dal progetto ma, al momento, la loro effettiva presenza non è confermata. L'Italia è stata rappresentata dall'ambasciatore a Mosca, Antonio Zanardi Landi, e dall'ad dell'Eni, Paolo Scaroni: il Cane a sei zampe è socio al 20% nel South Stream Transport, il consorzio controllato da Gazprom (50%) incaricato della parte più costosa e delicata dell'opera, quella sottomarina.
E la controllata Saipem, che ha già costruito il Blue Stream sempre sotto il Mar Nero, appare come il candidato naturale per realizzarla. Eni e Gazprom hanno firmato il primo memorandum d'intesa per l'implementazione del South Stream nel giugno del 2007, alla presenza dell'allora ministro dello sviluppo economico Pierluigi Bersani.
Sono intervenuti anche i ceo delle altre società partner (la francese Edf e la tedesca Basf attraverso la sua controllata Wintershall, ciascuna con il 15%).
I soci hanno trovato un'intesa finanziaria di massima, per un'opera dai costi stimati
in 16 miliardi di euro (di cui 10 per la parte sottomarina). Ma quelli di minoranza si sono ritagliati un’uscita di sicurezza nel caso non siano soddisfatte alcune condizioni, finora tenute riservate: la prima, secondo fonti legate al progetto, è quella del credito bancario, la seconda l'''esenzione'' da parte della Ue dal cosiddetto terzo pacchetto energetico, che entrerà in vigore la prossima primavera e che prevede l'obbligo di cedere a un richiedente una parte della capacità del gasdotto.
Nonostante queste ed altre incognite (il calo dei consumi, l'affermazione del gas scisto e liquefatto), la mancanza di alcune valutazioni di impatto ambientale e il fatto che le gare
d'appalto si terranno solo nel 2013, il Cremlino ha premuto l'acceleratore per dare almeno un simbolico colpo d'inizio al gasdotto, battendo sul tempo altri progetti concorrenti lungo il
corridoio sud, a partire dal Nabucco. Il South Stream sarà speculare al già attivo Nord Stream, che con i suoi due tubi corre sotto il Baltico sino in Germania ed ora potrebbe essere esteso alla Gran Bretagna.
Il nuovo gasdotto trasporterà il primo gas entro il 2015 (15 miliardi metri cubi attraverso il primo dei suoi quattro tubi), ma entrerà a regime più tardi, con una capacità complessiva di 63 miliardi di metri cubi l'anno (pari a circa 10% dei consumi totali della Ue nel 2020). Per costruirlo saranno necessari 304mila tubi di acciaio, che nel Mar Nero saranno posati a 2250 metri di profondità.