Gasdotti. Tap. La Puglia impugna il decreto e perde al Tar
Ricorso straordinario al presidente della Repubblica, mentre i giudici amministrativi bocciano le contestazioni della Regione contro la Via
La Regione Puglia ha impugnato, con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, il decreto direttoriale del Ministero dello Sviluppo Economico del 20 ottobre 2015, con cui è stato incluso nella Rete Nazionale dei Gasdotti il tratto “Interconnessione Tap”. Secondo la Regione non c’è stato il necessario coinvolgimento della Regione. Lo rende noto il presidente della Regione Michele Emiliano.
Il ricorso è stato notificato al ministero dello Sviluppo economico, alle società Snam e Tap, nonché all'Autorità dell’energia e al Comune di Melendugno.
Nel frattempo il Tar del Lazio ha respinto i ricorsi presentati dalla Regione Puglia e dal Comune di Melendugno contro l'Autorizzazione unica rilasciata dal ministero dello Sviluppo economico alla società Tap.
È confermato il decreto con il quale il ministero dell'Ambiente ha rilasciato la Valutazione di Impatto Ambientale (Via) sul progetto di realizzazione del gasdotto denominato "Trans Adriatic Pipeline - Tap". L'ha deciso il Tar del Lazio con due sentenze con le quali ha respinto i ricorsi proposti dal comune di Melendugno (Lecce) e dalla regione Puglia. La vicenda aveva ad oggetto la procedura autorizzativa riguardante il progetto di realizzazione del gasdotto Tap, finalizzato al trasporto di gas naturale transfontaliero verso il territorio nazionale (con approdo in Puglia, nel Comune di Melendugno, nella porzione di costa compresa tra San Foca e Torre Specchia Ruggeri) e l'Europa occidentale.
Per il Tar, "il progetto Tap è stato sottoposto ad un'approfondita valutazione dell'impatto ambientale - si legge nella sentenza - che si è conclusa in senso favorevole dopo un esame che ha riguardato anche una serie di tracciati alternativi".
I giudici inoltre hanno sentenziato che "non possono essere condivise" le ulteriori censure, tra l'altro "sull'irragionevolezza della valutazione di impatto ambientale e sull'incompatibilità della scelta localizzativa prescelta", giacché è stata operata "un'approfondita valutazione", valutato "un contemperamento tra interessi pubblici, tutti di rilievo, arrivando ad escludere la possibilità di non realizzare l'intervento".
Il progetto del gasdotto attraversa due province e diversi comuni per quasi 60 chilometri, da Melendugno a Mesagne.
Numerosi gli atti contestati sia dalla Regione che dal Comune, partendo appunto dall'Autorizzazione unica del 21 maggio 2015, che ha rappresentato l'ultimo passaggio di un articolato iter amministrativo. Nel giudizio si erano costituiti, accanto alla Tap, la Presidenza del Consiglio dei ministri e i ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo, che hanno a loro volta presentato ampia documentazione per dimostrare la piena legittimità dell'iter autorizzativo.
Il cantiere per la realizzazione della parte italiana del gasdotto - che dovrebbe approdare a San Foca, marina di Melendugno - non è ancora stato aperto ma il suo avvio dovrebbe essere questione di settimane.
Il cronoprogramma stilato in base ai contratti con i fornitori, che prevedono che la fornitura di gas inizi nel 2020, impongono un'accelerazione dell'iter di costruzione.
Attualmente, la società è impegnata nella verifica di ottemperanza delle prescrizioni imposte dal ministero dell'Ambiente nella Via. Per poter avviare il primo lotto dei lavori manca appunto l'ok a tali verifiche da parte della Regione, dell'Arpa e del Comune di Melendugno.