Gli Usa primo produttore di greggio nel 2020. Shell abbandona l’Alaska
Il boom energetico americano durerà per una generazione, con una produzione di gas alle stelle in trent’anni e un output al 2020 superiore a quello dell’Arabia Saudita. Intanto, la major anglo-olandese ha deciso di sospendere i piani di estrazioni in Alaska
Nei prossimi trent’anni la produzione di gas naturale avrà un grosso impulso negli Stati Uniti. È quanto emerge da alcuni studi che sembrano quindi confermare che il boom energetico americano “durerà per una generazione”, come riporta il Wall Street Journal. La crescita del gas naturale si andrà a sommare a quella del petrolio, con gli Stati Uniti che dovrebbero superare l'Arabia Saudita nel 2020, affermandosi come primo produttore al mondo di greggio.
Intanto, sempre in settimana è giunta la notizia secondo cui Shell abbandonerebbe i suoi i piani di estrazione del petrolio al largo delle coste dell'Alaska, nell'Artico, almeno per il 2013. Il gigante petrolifero anglo-olandese dice di aver preso la decisione “per dare tempo e assicurare che le attrezzature siano pronte - come ha detto Marvin Odum, presidente della società, aggiungendo che - l'Alaska resta per l'azienda una regione ad alto potenziale sul lungo termine”.
Soddisfazione viene espressa da Greenpeace, impegnata da tempo in una campagna che ha raccolto 2,7 milioni di firme per la petizione Save the arctic per fermare le perforazioni petrolifere nell'Artico.
“La reputazione di Shell come miglior azienda del settore - afferma Giorgia Monti, responsabile campagna mare di Greenpeace - è stata messa a dura prova da una serie di disavventure e disastri mancati. Segno che anche chi si crede il migliore ha
difficoltà nelle trivellazioni nell'Artico”.
Greenpeace ricorda poi che a essere minacciato dalle trivelle è anche il Mediterraneo, dove Shell ha progetti di trivellazioni dal Canale di Sicilia al Mar Ionio.