Biogas, Fiper chiede quali sono le prospettive di sviluppo
Righini: "Urgente l'emanazione del decreto FER 2 e l'apertura di un confronto sulle prospettive degli impianti a biogas/biomasse post incentivo"
Al rientro dalla pausa agostana, FIPER chiede al Governo, ed in particolare al MISE, di colmare il ritardo nell'emanazione del Decreto FER e di aprire il confronto per valutare le prospettive degli impianti a biogas che stanno raggiungendo il termine dei 15 anni del periodo di incentivazione. Il Ministro Centinaio si era già speso nel mese di luglio in tal senso, dichiarando la necessità di "pianificazione dell'intervento di produzione di energia elettrica derivanti da biomasse e biogas fino al 2020 di concerto con il MISE".
Per il presidente, Walter Righini, "è fondamentale ragionare per i settori agricolo e forestale sul medio lungo periodo; da qui la priorità di aprire un confronto sulle prospettive del settore post periodo di incentivazione per gli impianti esistenti e sulle nuove modalità di incentivazione per le nuove realizzazioni". "Nel settore biogas, per esempio - prosegue Righini - , con il decreto ministeriale ‘biometano’ del 2 marzo 2018, la riconversione degli impianti esistenti di biogas agricolo in produttori di biometano allo stato attuale non è sostenibile né fattibile da parte delle aziende; quella che sembrava la "ricetta ottimale" per dare continuità a un settore e raggiungere il target di rinnovabili sui trasporti, si sta rivelando solo una grande opportunità per il comparto dei grandi impianti della Forsu", ma non per gli oltre 1500 impianti di biogas esistenti del mondo agricolo italiano.
Identico discorso per gli impianti di teleriscaldamento a biomassa, anche cogenerativi, che stanno raggiungendo il termine del periodo di incentivazione per la produzione di energia elettrica. Fiper ritiene che occorra una maggiore interazione e sinergia tra la politica energetica, agricola/forestale e ambientale; consolidare la presenza degli impianti a biogas o le reti di teleriscaldamento a biomassa garantisce al Sistema Paese una fonte rinnovabile programmabile, ma soprattutto un presidio del territorio e consolidamento delle filiere di produzione con importanti effetti ambientali in ambiti locali marginalizzati.
"La RED 2 - conclude Righini - ci indica la strada da seguire; le comunità dell'energia sono a nostro avviso un modello di generazione distribuita, da favorire soprattutto in zone rurali e montane; le prime dichiarazioni del nuovo Collegio ARERA ci fanno ben sperare in un impegno da parte del Regolatore e del Governo a realizzare questo obiettivo; ne va dell'economia e dell'occupazione delle aree interne nonché dell'autonomia energetica di questi territori".