Analisi. L’idrogeno pulito è ancora troppo costoso
Lo si legge in un report di S&P Global dedicato all'idrogeno, che viene definito al momento "un atto di fede" da parte delle utilities europee
L'idrogeno pulito sta diventando un fattore sempre più importante a sostegno della transizione energetica e della ripresa economica in Europa, con un aumento mirato della capacità di elettrolisi di 40 gigawatt entro il 2030", ma ci sono "ancora grandi ostacoli" a un suo sviluppo "su vasta scala", tra i quali "la scarsa competitività dei costi, la tecnologia ancora immatura, il supporto regolamentare insufficiente, l'incertezza sulle dinamiche future della domanda e la mancanza di infrastrutture per la produzione". È quanto afferma S&P Global in un report dedicato all'idrogeno e definito al momento "un atto di fede" da parte delle utilities europee, considerato che la sua produzione è "ancora molto costosa e lontana dall'essere competitiva".
L'agenzia di rating esclude che l'idrogeno "trasformerà in modo significativo il mercato europeo dell'energia o avrà un impatto dirompente sui modelli di business delle utility almeno fino al 2025, e in seguito questo potrà avvenire solo se i numerosi progetti pilota attualmente in corso avranno successo". Una crescita dell'industria dell'idrogeno pulito, conclude S&P, genererebbe benefici per le utilities in quanto "aumenterebbe in modo significativo la domanda di energia elettrica per produrre idrogeno e assegnerebbe anche un nuovo ruolo alle infrastrutture esistenti nel settore del gas, se verranno adattate per stoccare e trasportare l'idrogeno".