La bufala sugli ogm. In realtà non si possono bloccare (per quest’anno). Ecco perché ed ecco come fare
L’opposizione sorda e cieca agli organismi geneticamente modificati fatta in questi anni ha spalancato le porte ai semi transgenici. E le regioni, che potrebbero e dovrebbero legiferare sul tema, non lo fanno
di Pepi Katona
Sugli ogm ci stanno prendendo in giro. L’opposizione sorda e cieca agli organismi geneticamente modificati fatta in questi anni da associazioni e politici non ha chiuso ma invece ha aperto, ha spalancato, le porte ai semi transgenici.
E nuove iniziative emotive non faranno altro che confermare e allargare l’ingresso di ogm in Italia.
C’è un solo modo per fermare gli organismi geneticamente modificati. Il solo modo è in mano alle regioni, che per anni si sono tappate occhi e orecchi gridando ba-ba-ba.
Ecco le ultime notizie.
Un decreto per stoppare le semine di granturco ogm. È la proposta della ministra delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo.
Subito un ricorso alla clausola di salvaguardia, dice il Movimento 5 Stelle.
Alla clausola di salvaguardia si appella la Coldiretti.
Martedì 25 giugno la Forestale ha ispezionato l’azienda agricola friulana di Vivaro (Pordenone) per accertare la reale natura e provenienza del mais seminato nelle scorse settimane.
“Da settimane chiediamo che il governo assuma decisioni operative contro gli ogm e dia seguito al voto unanime del Senato varando la clausola di salvaguardia”, ha detto la senatrice Loredana De Petris (Sinistra, ecologia e libertà).
“Attivare immediatamente anche in Italia la clausola di salvaguardia, vietare la coltivazione di ogm sul territorio nazionale, ma anche mettere in sicurezza l’area oggetto di semina avvenuta nei giorni scorsi con un atto irresponsabile e illegittimo”, dicono alcuni parlamentari Pd; “tutte le regioni si sono già pronunciate per un’Italia libera da ogm”.
Invece non si può invocare la clausola di salvaguardia.
Invece le semine non sono illegittime.
Per quest’anno, le semine di granturco Mon810 della Monsanto in Friuli e in altre parti d’Italia non possono essere stoppate. Lo dicono le regole europee.
Le norme europee chiariscono che un ogm quando viene autorizzato dall’Europa non ha bisogno più di alcuna autorizzazione nazionale per essere usato.
Il mais Mon810 è stato autorizzato in Europa nel 1998.
Dodici anni fa l’Italia tentò di mettere un freno agli ogm con il decreto legislativo 212/2001.
Il decreto prevedeva che le Politiche agricole concedessero un’autorizzazione nazionale a ciascun ogm, da rilasciare di concerto con i ministeri dell’Ambiente e della Salute.
Il 6 settembre scorso la Corte europea di giustizia (con la sentenza C36/11) ha bocciato il decreto legislativo italiano: gli organismi geneticamente modificati già autorizzati secondo le norme europee non possono essere sottoposti a un’autorizzazione nazionale e il granturco 810 della Monsanto è del tutto in regola.
Così le semine non sono “immissioni fraudolente” né “illegali”.
Ci sono però alcune regole da rispettare per poter coltivare piante ogm.
Su queste regole sta lavorando la Forestale nella sua ispezione in Friuli.
Nel dettaglio, la direttiva 2001/18/Ce prevede, per evitare contaminazioni con altre varietà, una fase di monitoraggio post commercializzazione e in generale una sorveglianza sui possibili effetti negativi per la salute umana e animale e per l’ambiente.
Il monitoraggio in Europa è cominciato molti anni fa, ma in Italia comincia ora.
Inoltre, il decreto legislativo numero 224/2003 (che attua in Italia la direttiva 2001/18/Ce) all’articolo 30 stabilisce che chiunque coltivi ogm autorizzati a livello europeo comunichi alle regioni e province autonome, entro 15 giorni dalla messa in coltura, la localizzazione della coltivazione. Chi non comunica i campi seminati a ogm o arreca danni alla salute o all’ambiente sarà punito.
Perché non si può invocare la clausola di salvaguardia?
La direttiva 2001/18/Ce (e il decreto legislativo 224/2003 che la recepisce) dispone all’articolo 34 che la clausola di salvaguardia può essere invocata solamente se ci sono nuovi studi e ricerche su gravi rischi che il prodotto ogm ha per la salute umana e animale e per l’ambiente.
Il governo ha chiesto più volte in questi anni alle regioni di presentare ricerche e studi che consentissero di invocare la clausola di salvaguardia.
Ma le regioni, zitte. Non hanno saputo produrre alcuno studio che confermi alcun rischio che il Mon810 abbia sulla salute umana o animale o sull’ambiente.
Dopotutto, da 15 anni si coltiva in Europa (e molti più anni di coltura nel mondo) il seme Mon810 senza danni alla salute o all’ambiente.
Se venisse presentata a Bruxelles questa clausola di salvaguardia, sarebbero sberleffi all’Italia.
In alternativa, c’è chi chiede di fare ricorso al principio di precauzione.
Il principio di precauzione – imporre un divieto anche se non ci sono sostegni scientifici – può essere adottato nella fase iniziale di un processo legislativo, non per leggi in vigore da anni.
Altrimenti c’è la procedura d’emergenza. Qualora ci fossero evidenze di gravi conseguenze in corso (per esempio, una moria tra gli animali o un’epidemia fra la popolazione), ciò va subito segnalato alla Ue, che può decretare il blocco immediato.
Se l’Italia facesse una proposta del genere, sarebbe condannata.
C’era una strada. C’era.
Ma come al solito, l’estremismo della paura l’ha fatta perdere. Ed è la coesistenza.
Per evitare la possibile commistione tra colture ogm e colture tradizionali o biologiche, l’Europa dice che gli stati membri possono dettare misure nazionali per la coesistenza.
In Italia dal 2007 ci sono le “Linee guida per le normative regionali di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate”.
Usando queste linee guida, negli anni scorsi ogni regione avrebbe potuto fissare paletti insormontabili: le semine avrebbero potuto essere sottoposte a tali procedure di controllo da renderle impossibili o non convenienti; oppure si sarebbero potuti mettere vincoli di distanza minima fra le colture ogm e quelle tradizionali in modo da impedire, di fatto, le semine transgeniche.
Però al solo sentir parlare di coesistenza: “Giammai! Dire coesistenza significa cedere agli ogm!”. Così la conferenza dei presidenti delle regioni nel 2008 ha ritenuto di non adottarle.
Quindi le linee guida per la coesistenza non sono entrate in provvedimenti regionali.
E le semine sono in corso.
Se le regioni legiferassero in fretta, l’anno prossimo gli ogm potrebbero essere bloccati. A meno che non ricominci il solito circo Barnum dei sedicenti difensori dell’ambiente, con norme e decreti da far smontare a Bruxelles fra le risate della Monsanto.