La paura chimica. Una nuova ricerca sul glifosato: stavolta (forse) fa male
La fase pilota dello studio globale condotto dall’istituto Ramazzini pare mostrare “effetti avversi per la salute”. Tre articoli saranno pubblicati dalla prestigiosa rivista scientifica Environmental Health.
Dopo che perfino lo Iarc dell’Onu aveva dovuto fare marcia indietro dalle accuse contro il glifosato, assolvendo il più diffuso erbicida, l’istituto di ricerca Ramazzini di Bologna contraddice le ultime ricerche e afferma che questo composto chimico potrebbe avere effetti avversi per la salute.
Il glifosato (glyphosate) fu brevettato negli anni ’70 dalla multinazionale chimica statunitense Monsanto ed è un erbicida disseccante largamente usato in tutto il mondo per la sua efficacia, il costo contenuto, la tossicità modesta e l’impatto ambientale irrilevante. Viene usato non solamente per il diserbo ma anche per le attività colturali convenzionali, come per seccare a maturazione il grano nelle stagioni umide e nelle regioni fredde, come il Canada. Il glifosato è l’erbicida più usato della storia: 8,6 milioni di tonnellate di erbicidi a base di glifosato sono stati utilizzati nel mondo a partire dal 1974.
Tuttavia, da alcuni anni il brevetto è scaduto e così viene prodotto da molte aziende nel mondo; nel frattempo, sono nati nuovi prodotti. In questo dibattito entra anche l’istituto Ramazzini di Bologna, il quale nei laboratori di Bentivoglio ha condotto una fase pilota dello studio globale sul glifosato per individuare “effetti avversi per la salute anche a dosi sicure”. Tre articoli saranno pubblicati a fine Maggio dalla prestigiosa rivista scientifica Environmental Health.
Lo studio pilota ha indagato gli effetti degli erbicidi a base di glifosato su ratti esposti a una concentrazione di glifosato equivalente alla dose giornaliera accettabile nella dieta secondo lo US Environmental Protection Agency (1,75 milligrammi per chilo di peso al giorno, somministrata in acqua da bere per un periodo 3 mesi). Lo studio si è focalizzato sui possibili effetti durante il periodo. I risultati mostrano che i prodotti sono capaci di alterare alcuni parametri biologici, con particolare riguardo allo sviluppo sessuale, alla genotossicità e al microbioma intestinale. Lo studio pilota ha coinvolto diverse Istituzioni ed Università in Europa e negli Stati Uniti.
L’Istituto Ramazzini e i partner dello studio, vista la situazione di incertezza, hanno cercato di fornire dati solidi e indipendenti per permettere agli enti regolatori, ai governi e ai cittadini di tutto il mondo di rispondere alla seguente domanda: il glifosato e i suoi prodotti sono veramente sicuri alle dosi massime autorizzate? Per realizzare lo studio, l’Istituto Ramazzini ha costruito una rete di partner autorevoli, che includono l’Università di Bologna (Dipartimento di Agraria, Veterinaria e Biostatistica), l’Ospedale San Martino di Genova, l’Istituto Superiore di Sanità, la Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York e la George Washington University.
Secondo il professor Philip J. Landrigan, cahn School of Medicine at Mount Sinai, “l’obiettivo dello studio pilota, per sua natura, non è tanto quello di risolvere le incertezze sulla cancerogenicità del glifosato e dei pesticidi a base di glifosato che hanno fatto discutere diverse agenzie, ma piuttosto ha saputo evidenziare alcuni effetti sulla salute che sono altrettanto importanti”.
Secondo Fiorella Belpoggi, Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni, Istituto Ramazzini, “qualsiasi sia l’esito dello studio dell’Istituto Ramazzini, questo fornirà alle agenzie regolatorie e ai decisori politici solidi risultati indipendenti, ottenuti con un progetto di ricerca condiviso, sui quali potranno basare le loro valutazioni dei rischi e le loro scelte, incluso il futuro rinnovo dell’autorizzazione della licenza per il glifosato, previsto in Europa per il 2022”.
Greenpeace - Secondo la responsabile della campagna agricoltura di Greenpeace Italia Federica Ferrario, "l'aspetto importante di questo studio è che vuole essere totalmente indipendente e che ha lo scopo di verificare, piuttosto che nascondere, gli effetti negativi sulla salute derivanti dall'uso del glifosato.