Rifiuti radioattivi. L’Ue condanna l’Italia in ritardo. Vannia Gava conferma
Sentenza della Corte europea: l’Italia, inadempiente, non ha comunicato la versione finale del piano di gestione delle scorie. In audizione, la sottosegretaria all’Ambiente dice che siamo indietro di decenni
Una decisione della Corte europea di giustizia condanna l’Italia per non avere comunicato il piano di gestione dei rifiuti radioattivi. In audizione alla commissione Ecomafie la sottosegretaria all’Ambiente, Vannia Gava (Lega), ha confermato il fatto che l’Italia è indietro perfino nel programma di costruzione del deposito in cui riunire i rifiuti radioattivi e le scorie oggi disperse in decine di siti in tutto il Paese.
La direttiva - La direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio del 19 luglio 2011, che istituisce un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, stabilisce che gli Stati membri notificano alla Commissione "al più presto" e comunque entro il 23 agosto 2015 per la prima volta il contenuto del loro programma nazionale per la gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi.
Tale direttiva intende garantire una gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, inclusi quelli derivati dagli utilizzi delle tecnologie nucleari e radiologiche per scopi diversi dalla produzione di energia, al fine di evitare di evitare ogni onere indebito a carico delle generazioni future.
L’Italia non ha comunicato il piano - Secondo la Commissione, dagli elementi forniti dall'Italia prima dell'inizio di questa causa, risulta che detta trasmissione non ha avuto luogo, nella misura in cui le Autorità italiane non hanno trasmesso alla Commissione il testo definitivo del programma nazionale adottato per la gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi.
La sentenza europea - Con la sentenza, la Corte accoglie il ricorso della Commissione e dichiara l'inadempimento dell'Italia. La Corte, infatti, ritiene che l'Italia non abbia comunicato la versione finale del programma in questione entro il termine concesso dalla Commissione nel parere motivato del 14 luglio 2017, con il quale la Commissione ha intimato all'Italia di conformarsi agli obblighi imposti dalla direttiva 2011/70 entro il termine di due mesi. Orbene, è pacifico che, alla scadenza di detto termine, la Repubblica italiana non aveva ancora adottato il suo programma nazionale.
Nessuna sanzione (per ora) - Al momento, nessuna sanzione contro l'Italia viene (o può essere) richiesta. Tuttavia, appare opportuno evidenziare che, quando la Corte riconosce che uno Stato membro ha mancato ad uno degli obblighi ad esso incombenti in virtù del diritto dell'Unione, tale Stato è tenuto a prendere i provvedimenti che l'esecuzione della sentenza della Corte comporta.
In linea generale, va detto che la Commissione, qualora ritenga che uno Stato membro non abbia adottato tutte le misure necessarie ad eseguire una sentenza della Corte, può fissare un termine per l'esecuzione. Allo scadere di tale termine, la Commissione può adire nuovamente la Corte ove uno Stato si trovi in una situazione di "inadempimento nell'inadempimento", ossia quando, dopo essere stato oggetto di una prima sentenza di inadempimento, persista nella violazione delle norme del diritto dell'Unione e si trovi ancora in una situazione di inadempimento. Solo a questo punto, la Commissione può proporre alla Corte di condannare lo Stato "doppiamente" inadempiente a sanzioni pecuniarie, cioè a una penalità o a una somma forfettaria.
L’audizione in Italia: siamo indietro - La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (la cosiddetta Commissione Ecomafie) ha ascoltato in audizione la sottosegretaria all'Ambiente Vannia Gava sul tema dei rifiuti radioattivi.
La sottosegretaria ha tracciato un ampio quadro dell'argomento, soffermandosi sull'aspetto normativo e sulle competenze delle diverse istituzioni. Dall'audizione è emerso che sono tuttora mancanti numerosi decreti ministeriali e interministeriali attesi da decenni.
La carta segreta - In merito alla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (Cnapi), il sottosegretario ha spiegato che al momento si attende un aggiornamento da parte dell'Isin rispetto alla sismicità delle aree.
Secondo quanto riferito, i tempi previsti per il deposito sono di 44 mesi dalla pubblicazione della Cnapi.
Dall'audizione del sottosegretario è inoltre emerso il problema della carenza di personale ispettivo dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin).
Competenze contraddittorie - Gava ha ricordato come l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Iaea) nel 2016 avesse evidenziato in Italia l'eccessiva frammentazione delle competenze in materia e l'esiguo numero del personale di controllo.
L'audita ha riferito che si potrebbe ipotizzare una modifica normativa volta ad ottimizzare la gestione dei processi e l'attuazione dei programmi attraverso il riassetto delle competenze ministeriali e l'aumento del personale tecnico ispettivo da impiegare presso l'Isin.