Amici della Terra: “Reintrodurre l’ecobonus per il teleriscaldamento efficiente anche nelle città”
Lo sostiene il presidente degli Amici della Terra Monica Tommasi dopo l’esclusione della tecnologia del teleriscaldamento dal super-ecobonus nel decreto rilancio
“È assurdo buttare nell'ambiente il calore di scarto prodotto dalle attività industriali invece di recuperarlo per riscaldare le case, sostituendo così una quota considerevole di combustibili fossili”. “Confidiamo che ci siano ancora deputati e senatori che vogliano entrare nel merito delle norme da approvare e che siano coerenti con gli indirizzi ambientali più avanzati, come quello dell’economia circolare”. “Soprattutto, c’è ancora qualcuno in Parlamento in grado di opporsi con decisione ai veti ideologici e ridicoli di chi non vuole il teleriscaldamento solo perché, fra il calore residuo riutilizzato, c’è spesso anche quello dei termovalorizzatori di rifiuti?”. È quanto sostiene il presidente degli Amici della Terra, Monica Tommasi, (nella foto) in merito all’esclusione della tecnologia del teleriscaldamento dal super-ecobonus nel decreto rilancio.
Gli Amici della Terra ricordano che l'articolo 119 del decreto-legge Rilancio esclude, nei fatti, il teleriscaldamento come tecnologia che potrà beneficiare del Superbonus al 110%. Venerdì scorso, infatti, la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha approvato un emendamento che facilita il teleriscaldamento solo nelle zone montane ed esclude questa tecnologia dal superbonus in tutti gli altri luoghi del Paese come la Pianura Padana o le città dove ci sono sia fonti di calore che rimane disperso e sprecato, sia problemi ambientali e di salute serissimi dovuti alle emissioni di particolato provenienti dal settore del riscaldamento e dei trasporti. “È assurdo - affermaì Tommasi - buttare nell'ambiente il calore di scarto prodotto dalle attività industriali invece di recuperarlo per riscaldare le case, sostituendo così una quota considerevole di combustibili fossili. Come è irragionevole non privilegiare questa tecnologia pulita ed efficiente in Pianura Padana, dove ci si ammala di inquinamento e dove, a causa delle violazioni dei valori limite annuali e orari per la qualità dell'aria, paghiamo (tutti!) multe da milioni di euro. Si parla tanto di politiche anti-smog e di economia circolare e poi si mettono in atto politiche deboli, inefficienti, che addirittura favoriscono il consumo di fonti fossili rispetto al recupero del calore residuo.”
Sono evidenti e documentati i benefici ambientali della diffusione del teleriscaldamento. Solo quest'anno, ad esempio, da uno studio di ARPA Piemonte, pubblicato a dicembre 2019, è emerso che, mentre per la maggior parte del territorio piemontese nei mesi invernali il contributo emissivo della sorgente riscaldamento risulta predominante, per Torino questo non avviene. Torino, infatti, grazie alla capillare diffusione del teleriscaldamento, ha un impatto emissivo dovuto al riscaldamento pressocché nullo. È ancora possibile correggere questa parte dell’articolo 119. “Confidiamo che ci siano ancora deputati e senatori che vogliano entrare nel merito delle norme da approvare - dice Tommasi - e che siano coerenti con gli indirizzi ambientali più avanzati come quello dell’economia circolare”. “Soprattutto - conclude la presidente degli Amici della Terra - c’è ancora qualcuno in Parlamento in grado di opporsi con decisione ai veti ideologici e ridicoli di chi non vuole il teleriscaldamento solo perché, fra il calore residuo riutilizzato, c’è spesso anche quello dei termovalorizzatori di rifiuti?”