Teleriscaldamento, in Italia 236 reti in esercizio per più di 4mila km
Sono alcuni dei dati contenuti nell’Annuario dell'Airu, l’Associazione italiana riscaldamento urbano
Nel 2016 risultano in esercizio in Italia 236 reti di teleriscaldamento, per una estensione totale di tracciato di quasi 4.300 km; sono presenti in 193 centri urbani, dalle grandi città (Torino, Milano, Roma) a minuscoli agglomerati di poche migliaia di abitanti. Sono alcuni dei dati contenuti nell’Annuario dell'Airu (Associazione italiana riscaldamento urbano).
La volumetria riscaldata ha raggiunto oltre 340 milioni di metri cubi; la new entry è la regione Umbria, soprattutto con Assisi, una rete che ha già 10 chilometri di sviluppo, avviata nel 2008; significativa, quest’anno, la posa di 20 Km a Torino, 15 Km a Milano e 7 Km a Merano.
Quanto alla tipologia delle centrali che alimentano tali reti, il 2016 conferma al primo posto le centrali termoelettriche (1.161 MWt installati); seguono, sempre in calo rispetto agli anni precedenti, le centrali di cogenerazione “dedicate” a combustibili fossili (960 MWt); in leggero aumento gli impianti di termovalorizzazione RSU (555 MWt); mentre in significativa crescita gli impianti a fonti rinnovabili: bioenergie (623 MWt); geotermia a media e bassa entalpia (135 MWt); pompe di calore (47 MWt) e recupero da processi industriali (41 MWt); il campo solare di Varese per ora rimane l’unica esperienza in Italia con 1 MWt. Il recupero da processi industriali è ancora basso (0,1% delle fonti energetiche utilizzate), ma in netta crescita.
Airu continua così la sua capillare ricerca di piccole reti che testimoniano il processo di trasformazione che lentamente segnerà il teleriscaldamento del prossimo futuro. L’obiettivo è quello di risparmiare energia, oltre alla necessità della sostenibilità energetica e, quindi, della coltivazione della fonte locale: geotermia, recupero di calore industriale altrimenti disperso, recupero di calore dalla trasformazione dei rifiuti solidi urbani, solare termico.