Via libera del Consiglio dei ministri al recepimento della Direttiva europea sull’efficienza
Diverse le novità inserite nel provvedimento: la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico, l’obbligo di diagnosi energetica per le grandi aziende e le industrie energivore, la creazione di un fondo nazionale per l'efficienza energetica
Via libera del Consiglio dei ministri allo schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva 2012/27/Ue sull'efficienza energetica con cui il nostro Paese si impegna a ridurre entro il 2020 i consumi di energia primaria di 20 milioni di tonnellate equivalenti, raggiungendo un livello di consumi inferiore del 24% rispetto allo scenario di riferimento europeo.
Diverse le novità inserite nel provvedimento, che sarà ora inviato alle Commissioni parlamentari: il Governo punta anzitutto alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico. L’obiettivo, a questo proposito, è di coinvolgere almeno il 3% della superficie complessiva come previsto dalla direttiva. Sono previsti investimenti pubblici per ridurne i consumi per circa 70-80 milioni l'anno, dal 2014 al 2020, per un totale di 540 milioni in 7 anni. Sarà esteso il ricorso allo strumento del finanziamento tramite terzi e ai contratti di rendimento energetico. Il risparmio cumulato sui costi energetici viene stimato invece in 71 milioni di euro entro il 2020.
Altra novità importante è l’obbligo di diagnosi energetica per le grandi aziende e le industrie energivore. L’analisi dovrà essere eseguita entro il 5 dicembre 2015, e poi ogni 4 anni. Le aziende saranno agevolate nell'assolvere all'obbligo con contributi al 50% a carico delle Regioni e al 50% a carico dello Stato, che a tal fine mette sul piatto 10 milioni di euro presi dai proventi annui delle aste delle quote di emissione di CO2. Verrà quindi creato un fondo nazionale per l'efficienza energetica e sarà dato mandato all'Autorità per una riforma delle bollette elettriche che porti al superamento della struttura progressiva della tariffa. L'Authority dovrà, tra l’altro, aggiornare le regole per la remunerazione delle attività di sviluppo e gestione delle reti, “al fine di eliminare eventuali ostacoli all'incremento dell'efficienza”.