In Francia polemiche sul rinvio allo stop della centrale nucleare di Fessenheim
Il rinvio è legato all'ulteriore ritardo accumulato dal cantiere della centrale che dovrà sostituire Fessenheim, il reattore di terza generazione di Flamanville
In Francia è riesploso il dibattito sulla centrale nucleare di Fessenheim, la più vecchia in attività, dopo che il ministro dell'Ambiente Segolène Royal ha ammesso che la chiusura entro il 2017, promessa in campagna elettorale dal presidente Francois Hollande, non ci sarà.
Un problema tecnico - Il rinvio è legato a una questione più che altro tecnica, la necessità di mantenere stabile il livello di produzione di energia del parco nucleare francese, e all'ulteriore ritardo accumulato dal cantiere della centrale che dovrà sostituire Fessenheim, il reattore di terza generazione di Flamanville, che secondo le ultime previsioni dell'operatore Edf non sarà pronto prima del 2018.
Insorgono sinistra ed ecologisti - Ma dall'ala sinistra della maggioranza socialista e dagli alleati ecologisti piovono critiche su presidenza ed esecutivo, accusati di non aver fatto abbastanza per la riduzione dell'importanza del nucleare. “Io vorrei chiudesse prima della fine del mandato (di Hollande, fissato a maggio 2017, ndr), prima di tutto per rispettare il nostro impegno, e poi per collocarci totalmente nel percorso della legge sulla transizione energetica che abbiamo approvato”, ha commentato il capogruppo dei socialisti all'Assemblea nazionale, Bruno Le Roux, ai microfoni di Rfi. Più duri gli ecologisti, che in una nota definiscono la centrale di Fessenheim “un pericolo immediato per la salute e la sicurezza degli abitanti”, e il legame tra la sua chiusura e l'apertura del “fiasco industriale dell'Epr di Flamanville uno scherzo di cattivo gusto, che mal nasconde l'eclatante mancanza di convinzione nella svolta ecologica”.