Amianto: in Italia oltre 34mila siti ancora da bonificare
Dopo la sentenza Eternit, l’Italia fa ancora i conti con duemila vittime l’anno: il 50% dei tumori concentrato in tre regioni. Ad aprile l’ex ministro Balduzzi ha presentato il piano nazionale per la bonifica
Sono più di 32 milioni le tonnellate di amianto ancora presenti in Italia e 34.148 i siti da bonificare mentre, a vent’anni dalla sua messa al bando, la fibra continua a causare oltre duemila vittime all’anno. In 15 anni (dal 1993 al 2008), secondo quanto emerge dal Registro nazionale dei tumori da esposizione all’amianto, sono stati quasi 16mila i casi rilevati in Italia, di cui il 50% concentrato fra Piemonte (18%), Lombardia (17,7%) e Liguria (12%). Nel 93% dei casi il tumore ha colpito la pleura, per inalazione delle fibre.
L’amianto, la cui vicenda italiana ha visto concludersi un nuovo capitolo con la condanna a 18 anni di reclusione per disastro doloso all’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo Eternit, è una delle minacce più serie alla sostenibilità ambientale e alla salute proprio per le sue caratteristiche di incorruttibilità e inestinguibilità. Inoltre, il lungo intervallo di latenza tra l’aspirazione delle fibre e il percorso epidemiologico spiega la possibilità di un picco di casi di cancro a cavallo del 2020. Se è vero che negli anni Settanta se ne estraevano 5 milioni di tonnellate l’anno, oggi se ne estraggono comunque 2,5 milioni: il problema continua dunque a esistere, con l’aggravante che esistono paesi in cui non c’è divieto all’estrazione, ma solo alla commercializzazione.
Il piano nazionale – Lo scorso 8 aprile l’ex ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha presentato il piano nazionale ora all’esame della Conferenza stato-regioni. Fra gli obiettivi, quello di ampliare i compiti del Registro dei mesoteliomi presso l’Inail – estendendo la sorveglianza alle altre patologie correlate all’esposizione all’asbesto – e favorire la conoscenza dei fattori di rischio occupazionale anche nei casi di malattia che non hanno un’esclusiva causa professionale. Tre le macro aree d’azione per combattere la fibra killer: tutela della salute, dell’ambiente e aspetti di sicurezza del lavoro e previdenziali.