Il Wwf contro la plastica in mare, Greenpeace schiera la Rainbow Warrior
Tappe anche in Italia: meno plastica, più mare. Ogni anno nel mondo finiscono negli oceani tra i 4,8 e 12,7 milioni di tonnellate di plastica
Il tema dell’immondizia nel mare è trattato anche dalle maggiori associazioni ambientaliste. Ecco Il Wwf e Greenpeace.
Greenpeace - Parte dalla Spagna un tour di ricerca scientifica condotto dalla Rainbow Warrior. La nave toccherà nell'ordine anche Italia, Croazia, Grecia, per concludersi sulle coste bulgare del mar Nero.
Nel Mediterraneo circa il 96 per cento dei rifiuti galleggianti è composto da plastica. Un problema che purtroppo non interessa solo la superficie del Mare Nostrum, dato che rifiuti in plastica sono stati ritrovati anche a più di 3 kilometri di profondità.
I livelli di accumulo di questo materiale nel Mediterraneo sono comparabili a quelli delle aree tropicali conosciute come "zuppe di plastica". Per questo Greenpeace invita tutti a firmare una petizione rivolta ai governi europei, affinché si impegnino per la graduale eliminazione dei prodotti usa e getta in plastica, come bicchieri, posate e buste.
"Secondo alcune stime, ogni anno a livello globale dalle 192 nazioni costiere del Pianeta finiscono negli oceani tra i 4,8 e 12,7 milioni di tonnellate di plastica. Tutto ciò è semplicemente inaccettabile", dichiara Serena Maso, campagna Mare di Greenpeace Italia. "Riciclare non basta a risolvere il problema dell'inquinamento da plastica, i governi dovrebbero prima di tutto dare priorità alla prevenzione del problema alla fonte, ad esempio riducendo gli imballaggi e i prodotti monouso, per poi puntare sul riutilizzo e infine sul riciclo".
La nave Rainbow Warrior di Greenpeace sarà in Italia dal 22 giugno al 9 luglio. Il tour partirà da Genova, toccherà la Campania e si concluderà in Adriatico. Tanti gli eventi e le attività di informazione per i cittadini, organizzati con la collaborazione scientifica dell'Istituto di Scienze Marine del CNR di Genova, la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e l'Università Politecnica delle Marche.
Wwf: cetacei avvelenati da derivati delle plastiche - Il WWF ha condotto una recente indagine pioniera all'interno di una ricerca durata 7 anni nel Santuario Pelagos con biopsie di tessuti prelevati da circa 100 esemplari di cetacei: le analisi hanno mostrato un'elevata contaminazione di questi animali da sostanze tossiche. Nei tessuti di balenottere comuni, capodogli e globicefali sono state trovate tracce di ftalati, un additivo delle materie plastiche. Le femmine dei cetacei risultano meno contaminate degli esemplari maschi, per via dell'effetto di disintossicazione che avviene durante l'allattamento con cui trasferiscono i propri contaminanti al piccolo. Globicefali e capodogli risultano più contaminati tra quelli analizzati rispetto agli esemplari che si trovano nell'Atlantico, a conferma della particolarità del Mare Nostrum. Queste due specie sono infatti predatori all'apice della catena alimentare marina e quindi sono soggette a maggiori concentrazioni. La media di concentrazione del DEHP (lo ftalato più tossico) scoperta nei campioni di tessuto dei cetacei è di 1060 microgrammi per chilo, molto alta considerando che il livello "sentinella" è di 300 microgrammi per chilo. Gli ftalati hanno effetti tossici sulla fertilità e sullo sviluppo del feto. Sono considerati anche interferenti endocrini e alcuni di essi sono classificati come cancerogeni. Il fatto più grave è che, contrariamente ad altre sostanze tossiche, gli ftalati vengono metabolizzati rapidamente: questo dimostra quanto l'inquinamento per i cetacei che vivono nel Santuario Pelagos sia persistente. Inoltre, a differenza di globicefali e capodogli, il modo con cui si nutrono le balenottere, filtrando grandi volumi di acqua per estrarre il cibo, le rende particolarmente vulnerabili alla contaminazione da microplastiche. Tutti questi risultati sono un indicatore chiaro della situazione dei cetacei in tutto il Mediterraneo e non solo nel Santuario.