“Tutti in classe A”, il dossier di Legambiente boccia il patrimonio edilizio italiano e anche tre archistar
Il report, che ha preso in esame 500 strutture in 47 città italiane, ha però scovato anche buone pratiche in Trentino, Piemonte e Lombardia. Male l’efficienza negli edifici progettati da Fuksas, Krier e Portoghesi
Sono troppe le regioni inadeguate in materia di efficienza energetica degli edifici. È, in sintesi, il risultato della radiografia energetica del patrimonio edilizio italiano contenuto nel dossier di Legambiente “Tutti in classe A”, presentato dal vice presidente Edoardo Zanchini, che ha preso in esame 500 strutture in 47 città italiane da Bolzano a Catania.
La ricerca si è avvalsa di un team di esperti che ha viaggiato da nord a sud del Paese, fotografando con un’apparecchiatura termografica la situazione termica degli edifici. Sono state così messe a confronto le rese di costruzioni recenti, anche firmate da note archistar, con palazzi costruiti nel dopoguerra e edifici dove sono stati realizzati interventi di retrofit, evidenziando come una riqualificazione energetica ben fatta possa permettere di realizzare risultati significativi di riduzione dei consumi energetici.
Le uniche buone notizie, spiega il report, arrivano da Trento, Bolzano, dal Piemonte e dalla Lombardia, promosse per l'efficienza energetica. In 13 regioni su 20 non esistono, tra l’altro, controlli sui certificati di prestazione energetica.
L’analisi ha riguardato edifici residenziali, scuole e uffici costruiti nel dopoguerra e altri più recenti. Sono state verificate anche le prestazioni di quelli già certificati di Classe A e di quelli ristrutturati, e di alcuni edifici costruiti dopo il 2000, ossia dopo l’adozione delle direttive europee in materia di risparmio energetico e isolamento. Su gran parte di questi immobili, nuovi e già vecchi, i problemi sono evidenti. Da Milano a Torino, fino alla periferia di Bari, dal progetto C.A.S.E. a L’Aquila, al quartiere Parco Leonardo a Roma, si ravvisano problemi di elementi disperdenti, con distribuzione delle temperature superficiali estremamente eterogenee. Spesso anche per edifici che si promuovono come “biocase” o a basso consumo energetico.
Ma ci sono anche termografie di edifici ben progettati, costruiti e certificati, come il quartiere Casanova a Bolzano o alcuni immobili nuovi o ristrutturati a Firenze, Udine o Perugia. Essi mostrano un comportamento omogeneo delle facciate e l’assenza di ponti termici significativi, la precisa scelta di sfruttare al meglio l’esposizione dell’edificio e l’uso di specifici materiali per le diverse facciate al fine di sfruttare al meglio la radiazione solare, minimizzando i consumi energetici per il condizionamento invernale con un risparmio, per gli abitanti di questi edifici, fino a 2mila euro ogni anno.
Attenzioni e benefici che non si ritrovano, purtroppo, nemmeno in edifici progettati da architetti di fama internazionale e costruiti negli ultimi dieci anni, come mostrano le termografie realizzate su edifici costruiti a Milano, Roma e Alessandria da Fuksas, Krier e Portoghesi, la cui analisi a infrarossi ha dato risultati simili a quelli di altri edifici recenti di firme meno prestigiose, con difetti nelle superfici perimetrali ed elementi disperdenti nelle strutture portanti.
Il dossier lo trovi qui: www.legambiente.it